Abstract
Titolo
Impiego e sicurezza di derivati del bergamotto (Citrus bergamia Risso et Poiteau): due facce della stessa medaglia
 
Autori
Ursino Maria Rita, Navarra Michele Dipartimento Farmaco-Biologico, Università degli Studi di Messina
 
Abstract
Il bergamotto (Citrus bergamia Risso et Poiteau) è un piccolo agrume il cui habitat naturale è rappresentato dalla fascia costiera ionica della Calabria, dove è coltivato per la produzione dell’olio essenziale. Questo è un fitocomplesso costituito da una frazione volatile (93-96% del totale) contenente idrocarburi mono e sesquiterpenici ed i loro derivati ossigenati, e da una frazione non volatile (4-7% del totale) contenente cumarine e psoraleni (Mondello e collaboratori, 1993). Il succo, invece, contiene flavonoidi, zuccheri, acidi grassi e cumarine (Moufida e Marzouk, 2003), ed è considerato un prodotto di scarto dell’industria delle essenze. L’incubazione di cellule di epatoma umano HepG2 con il succo di bergamotto (BS) determina morte cellulare, come valutato a distanza di 24 ore dall’esposizione mediante la tecnica dell'esclusione del trypan blu (morte cellulare indotta da BS 10% = 16 + 0.6%; P<0.05 vs mortalità osservata in cellule non trattate = 4,2 + 1.2%). Esperimenti di citofluorimetria a flusso suggeriscono che la morte cellulare indotta dal BS è mediata dall’attivazione del programma di morte cellulare (apoptosi causata da BS 10% = 46 ± 3.5%; P<0.001 vs apoptosi osservata in cellule non trattate = 2 ± 0.2%). Diversi studi documentano che più del 60% dei farmaci anticancerogeni sono prodotti di origine naturale o di semisintesi (Newman e Cragg, J. Nat. Prod., 2007), e che sostanze vegetali comunemente assunte con la dieta possono avere un ruolo importante nel prevenire alcuni tipi di tumore (Kris-Etherton e collaboratori, Am. J. Med., 2002). Alla luce delle suddette osservazioni, l’obbiettivo del nostro studio è di valutare in vitro l’effetto del BS sulla proliferazione cellulare delle HepG2. Le cellule HepG2 sono state trattate per 24, 48 e 72 ore con concentrazioni crescenti di BS, comprese tra l’1 ed il 10% in terreno di coltura. Al termine del periodo di incubazione la curva di crescita cellulare è stata valutata mediante il saggio dell’MTT. I dati sperimentali documentano che il BS (5 e 10%) riduce la proliferazione delle cellule HepG2 in maniera tempo e concentrazione -dipendente (P<0.001 vs colture non trattate). Inoltre, l’effetto letale indotto dal BS, già evidente dopo 24 ore di trattamento con BS 10%, cresce dopo 48 e 72 ore di esposizione (P<0.001 vs cellule non trattate), e si manifesta anche a concentrazioni più basse (5%; P<0.01). L’analisi citofluorimetrica del ciclo cellulare mostra che l’esposizione (24-72 ore) di cellule HepG2 a concentrazioni crescenti di BS (1-10%) determina una riduzione delle fasi G0/G1 e G2M ed un incremento della percentuale del picco pre-G0/G1, in maniera concentrazione e tempo -dipendenti. Questi dati, accompagnati dall’analisi del contenuto di DNA ipodiploide eseguita nelle stesse condizioni sperimentali, confermano l’evidenza che il BS induce apoptosi in cellule HepG2 mantenute in coltura. Esperimenti di western blotting, infine, suggeriscono che la riduzione dell’espressione di geni anti-apoptotici (Bcl2 e BclXL) e l’aumento di quelli pro-apoptotici (BclXL) rappresenta il meccanismo attraverso il quale il BS determina l’apoptosi delle cellule HepG2. Infine, indagini sperimentali condotte nel nostro laboratorio suggeriscono che anche l’olio essenziale di bergamotto (BEO) è in grado di ridurre la crescita di diversi tipi di cellule immortalizzate mantenute in coltura. I risultati della nostra ricerca indicano che il BS riduce la proliferazione di cellule di epatoma umano HepG2 attraverso un meccanismo proapoptotico, mettendo in luce il suo potenziale effetto anticancerogeno. Ulteriori studi sono in corso per identificare i composti maggiormente coinvolti nell’attività antiproliferativa del BS e del BEO e per valutarne le potenzialità applicative in sistemi in vivo.