Abstract
Titolo
Le intossicazioni da funghi in Italia: la casistica del Centro Antiveleni di Milano
 
Autori
Assisi F1, Cassetti F1 Bissoli M1, Borghini R1, Della Puppa T1 Dimasi V1, Ferruzzi M1, Moro PA1, Rebutti I1, Travaglia A1, Davanzo F1 1 Centro Antiveleni, A.O. Niguarda Ca’ Granda, Milano, piazza Ospedale Maggiore, 3- 20162, Milano
 
Abstract
Introduzione L’ utilizzo di funghi epigei a scopo alimentare è profondamente radicato nella nostra cultura culinaria, anche se la potenziale tossicità di alcune specie è ben nota fin dai tempi più antichi. A tutt’oggi la commestibilità delle diverse specie è ancora una questione aperta e di grande rilievo, specialmente per il riconoscimento, negli ultimi anni, di nuove sindromi tossiche legate al consumo di specie ritenute edibili. E’ noto, inoltre, che anche i funghi appartenenti a specie commestibili possono causare dei problemi clinici se consumati avariati, in grandi quantità o se preparati in modo incongruo. Le manifestazioni cliniche, in caso di ingestione di specie velenose, variano a seconda del tipo di tossina contenuta e dell’ organo o apparato principalmente colpito; se, in alcuni casi ( sindromi a breve latenza) il quadro clinico può essere controllato con la sola terapia medica e risolto senza sequele per il paziente, in altri casi (sindromi a lunga latenza) il danno d’organo può essere intrattabile ed irreversibile e causare il decesso del paziente. Le intossicazioni da funghi sono principalmente dovute allo scambio con specie velenose da parte di raccoglitori che basano il riconoscimento botanico sulla esperienza propria o di conoscenti considerati esperti o affidandosi alle illustrazioni dei libri. Il riconoscimento micologico richiede, invece, una formazione specifica e deve essere affidato, esclusivamente, ad ispettori micologi certificati. Materiali e metodi Tra le consulenze richieste al Centro Antiveleni di Milano nel periodo 2001-2005 sono stati evidenziati i casi relativi all’esposizione a funghi epigei; un’ analisi epidemiologica è stata condotta sui dati raccolti. Risultati Tra 276.270 consulenze fornite dal CAV di Milano nel periodo considerato, 4289 avevano come agente i funghi e 3572 di queste si riferivano a casi clinici. L’età dei pazienti era compresa tra 1 e 96 anni; nel 12% dei casi (n = 428 ) si trattava di bambini in età compresa tra 1 e 14 anni. L’intossicazione veniva considerata lieve o moderata in 2199 (62%) pazienti che avevamo presentato i sintomi entro 6 ore dall’ingestione dei funghi ( sindromi a breve latenza), mentre una intossicazione severa veniva sospettata in 974 casi (28%) nei quali i sintomi si erano presentati dopo più di 6 ore dall’ingestione (sindromi a lunga latenza). Nel 10% dei casi si è ritenuto che i sintomi fossero riferibili ad una sensibilità individuale del paziente al fungo. Si sono registrati nove decessi; quattro pazienti sono stati sottoposti a trapianto di fegato; due pazienti hanno sviluppato una grave insufficienza renale supportata con emodialisi e, successivamente, con trapianto d’organo. Non in tutti i casi è stato sempre possibile identificare la specie coinvolta, specialmente per la mancanza di residui fungini da esaminare. Tuttavia, l’ Amanita phalloides è stata identificata come specie ingerita in almeno 91 casi. Si evidenzia che funghi commestibili del genere Boletus (Porcino) e della specie Armillaria mellea (Chiodino) hanno provocato severi sintomi gastrointestinali in almeno 159 e 102 pazienti rispettivamente. Conclusioni In Italia crescono spontaneamente numerose specie fungine, molte delle quali velenose. La raccolta ed il consumo di funghi da parte di raccoglitori dilettanti è fonte di molte intossicazioni, alcune delle quali estremamente gravi e potenzialmente letali. Anche il consumo di specie ritenute edibili è causa frequentemente dei problemi clinici che richiedono un intervento medico, in molti casi ospedaliero . La prevenzione di questi eventi richiede un intervento pubblico mirato ad informare la popolazione sui gravi rischi correlati al consumo di funghi che non siano stati controllati, prima del consumo, da un ispettore micologo. Le segnalazioni dei Centri Antiveleni alle Autorità competenti per la Sicurezza degli alimenti possono contribuire in modo significativo alla valutazione della effettiva commestibilità delle specie fungine. Il numero e la gravità delle intossicazioni dovute ad ingestione di funghi non controllati indicano chiaramente la necessità di rendere disponibile per il pubblico un servizio più efficiente di riconoscimento micologico, obiettivo che richiede un incremento dell’attività degli ispettorati micologici presenti sul territorio.