Abstract
Titolo
Le intossicazioni da piante superiori in Italia: la casistica del Centro Antiveleni di Milano
 
Autori
Moro PA 1, Assisi F1, Cassetti F1, Bissoli M1, Borghini R1, Della Puppa T1, Dimasi V1, Ferruzzi M1, Rebutti I1, Travaglia A1, Davanzo F1 1 Centro Antiveleni, A.O. Niguarda Ca’ Granda, Milano, piazza Ospedale Maggiore, 3- 20162, Milano
 
Abstract
Introduzione La flora italiana è caratterizzata da una grande varietà e ricchezza di specie spontanee, alcune delle quali note sin dall’antichità per la loro potenziale tossicità. Il desiderio emergente di riavvicinarsi alla natura, che caratterizza le società industrializzate, ha portato alla diffusione di una cultura del "naturale" anche nel nostro paese. La ricerca di un maggior benessere psicofisico attraverso l’uso (alimentare e medicinale) di prodotti vegetali e la creazione di aree verdi negli spazi urbani per meglio avvicinarsi alla natura, non sono, però, state accompagnate da un intervento normativo mirato a prevenire eventuali usi incongrui o esposizioni accidentali potenzialmente pericolose. La vendita delle piante ornamentali e la loro messa a dimora, anche in luoghi pubblici, non è regolamentata in base alla potenziale tossicità delle specie e piante velenose sono facilmente a portata di bambini e piccoli animali nelle case, nelle scuole e nei giardini. I messaggi diffusi attraverso i mass media invitano ad utilizzare le piante selvatiche come cibo salutistico o per automedicazione, senza mai evidenziare i rischi di un uso incongruo o di uno scambio con specie velenose al momento della raccolta. I casi di intossicazione raccolti dal Centro Antiveleni di Milano documentano le conseguenze cliniche di un approccio troppo poco consapevole alla natura e testimoniano la mancanza di informazione e di regolamentazione in questo campo. Materiali e metodi Tra le consulenze richieste al Centro Antiveleni di Milano nel periodo 2001-2005 sono stati evidenziati i casi relativi all’esposizione a piante superiori; un’analisi epidemiologica è stata condotta sui dati raccolti. Risultati Tra 276.270 consulenze fornite dal CAV di Milano nel periodo 2001-2005, 4432(1,6%) avevano come agente delle piante superiori. I casi clinici erano 4351(98%) e le richieste di informazioni erano 81(2%). L’ 81% dei pazienti (n = 3523) erano bambini di età compresa fra 1 mese e 14 anni, che avevano accidentalmente ingerito parti di piante ornamentali presenti a casa (78%), a scuola (2%), o in giardini pubblici (13%). Tra le specie, più frequentemente coinvolte, sono state identificate l’Euphorbia pulcherrima 244 pz. (7%); varie specie di Ficus 209 pz.(6%); Spathyfillum 112 pz. (3%); Dieffenbachia 105 pz.(3%); Pyracantha spp 69 pz. (2%); Viscum album 79 pz.(2%); Ilex aquifoilum 66 pz.(2%); Wisteria sinensis 41 pz. (1%). Nel 10 % dei casi non è stato possibile identificare la specie botanica coinvolta. La parte di pianta ingerita è stata identificata nel 64% dei casi: si è trattato principalmente di bacche 832 pz. (24%) e foglie 766 pz. (22%); fiore 257 (7%) e altre parti 394 (11%). L’esposizione è stata considerata non tossica nel 44% dei casi (n=1556), mentre un rischio lieve, moderato o grave è stato valutato rispettivamente nel 22 % (n=786), nel 2 % (n = 69) e nel 0,4 % (n =14) dei casi. Le circostanze di esposizione dei 619 adulti coinvolti (età: 15-90 anni) comprendevano lo scambio accidentale con specie tossiche per 359 pz.(58%), l’uso incongruo di piante medicinali per 23 pz. (4%), l’uso ricreazionale di specie allucinogene per 41pz. (7%), ed il tentato suicidio con specie potenzialmente letali per 26 pz. (4%); per 170 pz. (27,5%) la modalità di esposizione non è nota. L’esposizione veniva considerata non pericolosa in 105 casi (17%), mentre 422 pazienti (68%) necessitavano di trattamento ospedaliero e 53 di questi (1,21%) di ricovero in terapia intensiva; nonostante il trattamento intensivo tre pazienti (5,7%) sono deceduti. Mandragora autumnale (34 pz ), Datura stramonium (26 pz), Atropa belladonna (18 pz) Aconitum napellus (13 pz), Veratrum spp (6 pz), Spartium spp (7 pz), Cytisus laburnum (12 pz), Digitalis spp (7 pz), Aloe vera (6 pz), Colchicum autumnale (6 pz) sono risultate le specie più frequentemente coinvolte nelle intossicazioni degli adulti. I casi di intossicazione da Spartium spp e Cytisus spp sono stati provocati dalla diffusione di ricette velenose attraverso i mass media. Conclusioni Il clima temperato dell’Italia consente la crescita di molte specie di piante sia spontanee sia coltivate, alcune delle quali sono potenzialmente tossiche per l’uomo. La presenza di piante velenose, nei luoghi frequentati dai bambini, è fonte di intossicazioni accidentali relativamente frequenti. La raccolta delle piante selvatiche ad uso alimentare e salutistico può portare ad intossicazioni molto gravi quando delle specie commestibili sono scambiate con altre simili, ma velenose. Questi eventi, richiedendo frequentemente cure mediche ospedaliere, costituiscono anche un costo economico e sociale per la comunità. Si evidenzia la necessità di regolamentare la vendita delle specie ornamentali (ad es.: imporre l’apposizione di una etichetta che evidenzi il rischio) e la loro messa dimora nei luoghi pubblici. Si ritiene utile, inoltre, un maggior controllo sui messaggi diffusi attraverso i giornali, i programmi radiotelevisivi ed internet.