Esposizione all’amianto: studio di correlazione fra il dosaggio di mesotelina (SMRP) e la frequenza di micronuclei in linfociti di sangue periferico.
V. Marini(a), L. Robbiano(a), F. Spigno(b), L. Migliazzi(b), L. Michelazzi(b), F. Mattioli(a), A. Martelli(a) (a)Dipartimento di Medicina Interna – Sezione di Farmacologie e Tossicologia Clinica (b)Dipartimento di Medicina Legale, del Lavoro, Criminologia e Psicologia Clinica – Sezione di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Genova
In relazione all’elevata esposizione all’amianto riscontrata in molti lavoratori della Regione Liguria, legata naturalmente al tipo di attività lavorative prevalenti nella realtà regionale, il Dipartimento di Medicina del Lavoro in collaborazione con INAIL ha avviato un progetto che coinvolgerà circa 300 ex-lavoratori con pregressa esposizione all’amianto. I soggetti effettueranno visite ed esami di controllo soprattutto mirati ad una diagnosi precoce di un eventuale mesotelioma. I soggetti sono stati distribuiti in 3 fasce di esposizione alta, media e bassa poi ulteriormente suddivise in base all’esposizione continua oppure saltuaria. L’indagine, oltre alla valutazione clinica, prevede un prelievo per il dosaggio della mesotelina che è ritenuta un marker di esposizione all’amianto e che, quando raggiunge valori superiori a 1 nM nel siero, sembra correlare anche con l’aumento del rischio di mesotelioma (1). Su alcuni soggetti, con l’intento di verificare se esista una correlazione fra marker biologico e eventuali alterazioni genetiche, è stato programmato il test del micronucleo su linfociti di sangue periferico. Questa comunicazione riferisce i dati preliminari dell’indagine, essendo che, al momento, il test del micronucleo è stato completato su solo 15 soggetti maschi di età media di 61 ± 7,9 anni con esposizione ≥10 anni e senza segni clinici di patologia neoplastica. Di questi 5 avevano avuto un’esposizione definita alta-saltuaria; 5 media-continua, 3 media-saltuaria e 2 bassa-continua. Quattordici pazienti avevano la mesotelina a livelli inferiori al cut off di 1 nM e solo uno presentava un valore del marker pari a 1,48 nM. La tecnica impiegata per la valutazione dei micronuclei è quella consueta di Fenech e Morley (2); la frequenza media di linfociti binucleati micronucleati su 1000 è stata di 11, 01 ± 3,3 nei 14 pazienti con mesotelina nella norma e di 10,55 ± 4,55 nel soggetto con mesotelina sopra il cut off e esposizione media-continua; ciò potrebbe suggerire che l’elevato livello di mesotelina non si associa a alterazioni genetiche consistenti. D’altra parte il quadro clinico del paziente era totalmente silente ed anche alla radiografia al torace non sono state evidenziate alterazioni della pleura di alcun tipo. Il paziente è comunque ancora in attesa di un esame TAC più approfondito e di un ulteriore controllo ematico con replica sia del dosaggio della mesotelina che dell’indagine sui micronuclei. Precedenti lavori (3) condotti su soggetti con mesotelioma hanno mostrato che il test del micronucleo dà sempre risultati positivi nei soggetti affetti. I nostri dati, peraltro al momento ancora assolutamente insufficienti, potrebbero consentire di dimostrare che la positività del test si manifesta solo quando la patologia è avanzata e la sua associazione con il dosaggio di mesotelina potrebbe consentire di selezionare i soggetti a rischio immediato di malattia rispetto a quelli forse predisposti, ma non ancora affetti. 1) Scherpereel A, et al. Am. J. Respir. Crit. Care Med. 173(10):1155, 2006 2) Fennech M. and Morley A.A. Mutat. Res. 147: 29, 1985 3) Bolognesi C. et al. Cancer Epidemiol. Biomarkers Prev. 14: 1741, 2005.