Abstract
Titolo
Ingestione non fatale di tricloroetilene nell’anziano.
 
Autori
Zannoni M.1, Ricci G.1, Consolaro A.2, Codogni R.1,Rocca G.2 1 Struttura Semplice Organizzativa di Tossicologia Clinica, Azienda Ospedaliera di Verona, Verona; 2 U.O. di Pronto Soccorso, Azienda Ospedaliera di Verona, Verona
 
Abstract
Il Tricloroetilene (TCE), solvente di molti composti organici, è ampiamente utilizzato nell’ambiente domestico per il suo particolare potere sgrassante senza tuttavia corrodere, macchiare o intaccare le superfici, e viene utilizzato per smacchiare i tessuti o la pulizia dei metalli. L’intossicazione acuta di TCE avviene frequentemente per ingestione, sovente con finalità autosoppressive, o per inalazione, generalmente per esposizione sul lavoro ma anche per sniffing a scopo voluttuario. Indipendentemente dalla modalità, l’assunzione di TCE può essere fatale per il paziente, a causa di aritmia cardiaca, edema polmonare o danno cerebrale. E’ giunta presso la nostra unità di Tossicologia Clinica una paziente di 88 anni di età, residente presso struttura protetta, che aveva presentato, subito dopo cena, malessere seguito da sudorazione profusa, rash cutaneo e stato catatonico. Viene, inoltre, riferito che 2 ore e 30 prima, la paziente, testimone un’amica, si è versata addosso un bicchiere di trielina. All’arrivo in Pronto Soccorso la paziente presentava sopore (Score di Glasgow: 9; O4, V1, M4), rigidità ed incoordinazione motoria, pupille in media miosi. L’ECG non presentava aritmie cardiache né alterazioni del QRS o allungamento del QT; l’emogasanalisi arteriosa non ha fornito elementi patologici. Nonostante i dati anamnestici dell’evento escludessero l’ingestione del TCE, alla luce del quadro clinico suggestivo di sindrome irritativa cerebrale, è stata effettuata una radiografia diretta dell’addome che ha documentato opacizzazione delle prime anse digiunali; la radiografia del torace è risultata indenne da lesioni. La paziente è stata sottoposta a gastrolusi per asportare eventuali residui del tossico, somministrato olio di vaselina e posta terapia con acetilcisteina al dosaggio di 150 mg/Kg nei primo 90 minuti e quindi 300 mg/kg nelle 24 nei 3 giorni successivi. La paziente è progressivamente migliorata con ripresa della coscienza in seconda giornata dopo l’evento e non ha presentato complicanze cardiache o polmonari. E’ stata dimessa senza esiti in ottava giornata. IL TCE si presenta come liquido incolore e, nonostante l’odore caratteristico, è facile l’ingestione accidentale anche di quantità non trascurabili. Gli effetti tossici, in caso di intossicazione acuta, si manifestano a carico di sistema nervoso centrale e cardiaco, ma anche epatico e renale. La sostanza e' irritante localmente e, se ingerita, l'aspirazione nei polmoni può portare a polmonite chimica. Tuttavia la pericolosità principale degli idrocarburi alogenati è data dall’effetto depressivo sul sistema nervoso centrale e dall’effetto sensibilizzante del miocardio a stimoli adrenergici e probabili aritmie fatali. Negli anziani risultano più probabili condizioni patologiche anche latenti, aritmie cardiache nonché compromissione della performance cardiaca con maggior predisposizione all’azione cardiotossica degli idrocarburi alogenati. Parimenti, a livello cerebrale, alle modificazioni morfologiche e funzionali proprie dell’invecchiamento si associano le alterazioni patologiche e quindi maggiore effetto depressivo del TCE. L’impiego di N-acetilcisteina serve a limitare il danno epatico indotto dagli idrocarburi. Il TCE e’ metabolizzato principalmente per via epatica attraverso processo di ossidazione mediato dal citocromo P-450 ma parte viene coniugata con glutatione. La N-acetilcisteina svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento di adeguati livelli di glutatione: pertanto può determinare una clearance del tossico più efficiente. E’ quindi ipotizzabile che una migliore e più rapida eliminazione del tossico giustifichi la pronta e favorevole evoluzione del quadro clinico osservato nel nostro caso.