Abstract
Titolo
Gli addotti all’emoglobina nel monitoraggio biologico delle esposizioni professionali: il caso del cobalto e della dimetilformammide.
 
Autori
Perbellini L, Princivalle A, Cerpelloni M.
Medicina del Lavoro – Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Università di Verona.
 
Abstract
Molti prodotti chimici di origine ambientale o industriale possono essere assorbiti dall’organismo umano ed interagire con molteplici componenti biologiche. Tra questi assumono un particolare significato gli addotti all’emoglobina che, in ambito della Tossicologia industriale, possono fornire un interessante contributo per monitoraggio biologico di molteplici tipi di esposizioni.
A metà degli anni novanta vi è stata una fase di fervente ricerca riguardo gli addotti di inquinanti industriali su acidi nucleici e su varie proteine, ma solo in un numero limitati di casi (cianoetilvalina per l’acrilonitrile, l’idrossietilvalina per l’etilene e il suo ossido, N-2-carbonamide-etil-valina per l’acrilamide) questi studi hanno portato a risultati sufficientemente affidabili da poter essere applicabili in ambito lavorativo.
Recentemente abbiamo pianificato un progetto di ricerca che cercava di documentare come gli addotti del Cobalto all’emoglobina potessero fornire affidabili informazioni sull’esposizione professionale al metallo. La farmacocinetica degli addotti all’emoglobina è piuttosto lenta e segue il processo di distruzione e la rigenerazione dei globuli rossi, che come è ben noto vengono rinnovati ogni circa 120 giorni. Un gruppo di lavoratori esposti a nanoparticelle di cobalto e ossido di cobalto è stato coinvolto al fine di caratterizzare la cinetica del cobalto nelle urine, nel sangue intero e nella globina. In una prima fase è stata confermata la piuttosto rapida cinetica del cobalto in campioni di urine (emivita di poche ore). La seconda fase ha comportato la raccolta di campioni di urine, una volta alla settimana per 16 settimane consecutive al fine di avere un’indicazione sui livelli medi di esposizione individuale e rapportarla alle concentrazioni del cobalto nella globina. I risultati hanno messo in evidenza una relazione lineare molto stretta tra la media delle concentrazioni del cobalto nei campioni di urina raccolti nei 4 mesi precedenti e le concentrazioni del metallo nella globina. Anche il sangue intero ha presentato concentrazioni di cobalto in relazione lineare con i risultati della globina. Questo dato contrastava con i dati della letteratura che suggerivano una emivita del cobalto nel sangue piuttosto breve. In una terza fase abbiamo raccolto campioni di sangue al termine dell’ultima giornata lavorativa prima delle vacanze natalizie e dopo 18 giorni (cioè all’inizio della ripresa del lavoro) al fine di valutare il tempo di decadimento del cobalto nella globina e la sua emivita nel sangue intero. I risultati hanno messo in evidenza che l’emivita del cobalto nel sangue è di circa 10 giorni e che nella globina decade lentamente in logico parallelismo alla distruzione dei globuli rossi.
Con la collaborazione di un gruppo di lavoro dell’Istituto Nazionale di Igiene della Repubblica ceca e di un gruppo di lavoro del Laboratorio di Tossicologia industriale dell’ASL di Firenze, è stato ultimato un analogo progetto di ricerca per gli addotti all’emoglobina della dimetilformammide: i risultati, in fase di pubblicazione, hanno confermato che l’esposizione media al solvente misurata per circa 3 mesi consecutivi è linearmente correlata con le concentrazioni dei sui addotti sulla globina.