MEDICINA AYURVEDICA E INTOSSICAZIONE DA PIOMBO: UN CASO ATIPICO DI SATURNISMO
Andrea Giampreti , Davide Lonati, Sarah Vecchio , Stefania Bigi, Valeria Petrolini, (1) Chiara Bonetti, Carlo Locatelli, Luigi Manzo
Centro Antiveleni di Pavia e Centro Nazionale di Informazione Tossicologica, Servizio di Tossicologia, IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri e Università degli Studi di Pavia, www.cavpavia.it (1) Medicina Generale, Ospedale San Bonifacio, ULSS 20, Verona
Introduzione: La Medicina Ayurvedica è la medicina tradizionale praticata, da più di 5000 anni, nei paesi asiatici e soprattutto in India; negli ultimi 10-15 anni è diventata largamente diffusa e accettata anche nei paesi occidentali. I preparati ayurvedici vengono messi in commercio e regolamentati come integratori alimentari, e per tale motivo non vengono sottoposti ai controlli di efficacia e sicurezza caratteristici dei farmaci tradizionali della medicina occidentale. La composizione di queste sostanze spesso non è chiara e ben definita. In diversi studi, condotti in India ed in altri paesi, è stata rilevata la presenza di concentrazioni tossiche di metalli pesanti quali piombo (Pb), mercurio, arsenico e cadmio in preparati ayurvedici di provenienza sia asiatica che occidentale. Caso clinico: Uomo di 23 anni, di etnia indiana, giunge in Pronto Soccorso per il recidivare (numerosi episodi negli ultimi 6 mesi) di violente coliche addominali irradiate al dorso e accompagnate da ileo paralitico. Per tale sintomatologia, non responsiva alla terapia antidolorifica usuale (FANS e oppioidi), il paziente era stato sottoposto 5 mesi prima ad appendicectomia e successivamente a laparotomia esplorativa. Le condizioni generali si presentano scadute, con calo ponderale di 15 kg negli ultimi 5 mesi. Alle indagini di laboratorio è presente lieve anemia con reticolocitosi, iperferritinemia, leucocitosi neutrofila, ipertransaminasemia e iperbilirubinemia indiretta. L’indagine radiologica dell’addome rileva un quadro di sovra-distensione digiuno-ileale e colica, e la presenza di due formazioni nodulari radio-opache da riferirsi a probabili corpi estranei. La consulenza del Centro Antiveleni di Pavia ipotizza una sospetta intossicazione da Pb in base a quadro clinico, ematochimico e radiologico del paziente e alla sua origine etnica. Le successive indagini di laboratorio specifiche hanno evidenziato Pb ematico 56 μg/dl (vn < 30), zinco protoporfirine eritrocitarie 603 μmol/mol eme (vn 20-85 μmol/mol eme), porfirine urinarie totali 973 μg/24h (vn 15-200 μg/24h). Allo striscio di sangue periferico si evidenziano eritrociti con numerose granulazioni basofile. Il paziente ammette l’ingestione abituale di compresse, acquistate qualche mese prima in India, come ricostituenti “naturali" ayurvedici. Si impostano 2 cicli di terapia chelante con CaNa2EDTA a seguito dei quali si assiste a una completa remissione della sintomatologia clinica, a un progressivo recupero ponderale e a una graduale normalizzazione degli esami di laboratorio. Al follow-up a un anno il paziente non ha più assunto rimedi ayurvedici, è in buone condizioni generali ed è asintomatico. Discussione: Nella letteratura scientifica sono descritti più di 80 casi di intossicazione acuta o cronica da Pb dovuti all’assunzione di preparati ayurvedici, fra cui un caso letale in età pediatrica (9 mesi). L’età media dei pazienti è di 38 anni e il 32% sono di sesso femminile. Le manifestazioni cliniche sono rappresentate da sintomi prevalentemente gastroenterici, calo ponderale e segni di anemia. Manifestazioni neurologiche gravi (convulsioni, coma) si sono avute in 7 casi pediatrici ed in 4 pazienti adulti. I livelli plasmatici di Pb rilevati sono compresi tra 48 e 164 μg/dl. Dalle analisi effettuate sui preparati sono state rilevate concentrazioni di Pb variabili da 50 a 840'000 ppm (limite OMS 20 ppm); in alcuni farmaci sono state rilevate concentrazioni di Pb comprese tra 34'500 e 79'300 μg per compressa (limite di intake giornaliero OMS: 250 μg/die). Il caso clinico esposto rappresenta il terzo descritto in Italia [1] e il primo con riscontro radiografico dei preparati “contaminanti", radiopachi, nel lume intestinale. Conclusioni: L’assunzione di rimedi ayurvedici rappresenta un rischio concreto di tossicità da metalli pesanti e soprattutto da Pb. L’etnia del paziente e/o un’anamnesi positiva per recente o pregressa assunzione di preparati ayurvedici insieme alla presenza di segni e sintomi specifici rappresentano i criteri anamnestici e clinici fondamentali per un corretto e precoce inquadramento diagnostico di un’intossicazione, quale quella saturnina, di per sé nota ma nella realtà dei fatti potenzialmente complessa e subdola nelle sue manifestazioni. Bibliografia: 1. Muzi G, et al. Lead poisoning caused by Indian ethnic remedies in Italy. Med Lav. 2005 Mar-Apr; 96(2): 126-33.