Abstract
Titolo

DETERMINAZIONE DI CATECHINE E CAFFEINA IN TÈ VERDI E NERI COMMERCIALIZZATI IN ITALIA

 
Autori

Andrea Persico, Francesca Uberti, Enzo Moro, Cinzia Ballabio, Corrado L. Galli, Patrizia Restani (Dipartimento di Scienze Farmacologiche)

 
Abstract

Il tè è una delle bevande più largamente consumate nel mondo; tutti i tipi di tè derivano da un arbusto sempreverde della famiglia delle Teaceae di origine cinese, la Camellia sinensis. Il tè nero rappresenta il 78% della produzione mondiale ed è consumato soprattutto in occidente. È ottenuto sottoponendo le foglie a fermentazione; il tè verde è consumato in estremo oriente e soprattutto in Giappone, dove rappresenta la bevanda ufficiale. Copre il 20% della produzione mondiale ed è ottenuto senza alcuna fermentazione. Esiste un terzo tipo di tè detto oolong, ottenuto con una semi-fermentazione; ha una diffusione del 2% ed è consumato in certe parti della Cina e a Taiwan. Le foglie del tè verde contengono diversi flavonoidi appartenenti alla classe delle catechine: l'epigallocatechina-gallato (EGCG), l'epigallocatechina (EGC), l'epicatechina (EC) e l'epicatechina-gallato (ECG). Nel tè nero invece i flavonoidi risultano essere meno conosciuti e derivano da una trasformazione delle catechine durante la fermentazione. Entrambi i tipi di tè contengono caffeina, stimolante del sistema nervoso centrale. Al tè verde sono stati attributi effetti benefici anti-tumorali e anti-infiammatori dovuti alla presenza di sostanze antiossidanti, tra cui appunto i flavonoidi. Non tutti gli effetti favorevoli sulla salute sono stati dimostrati durante studi clinici ed epidemiologici; l'associazione tra consumo di tè verde e prevenzione di malattie cronico-degenerative è ancora poco chiara e non conclusiva. Pur molto studiato in Giappone, l'effetto protettivo del tè sugli eventi cardiovascolari e sullo sviluppo del tumore al seno, allo stomaco e di altri tipi di tumore non ha ancora trovato univoca dimostrazione scientifica. Un ulteriore aspetto emerso recentemente riguarda alcune segnalazioni di eventi avversi associati all'assunzione di integratori alimentari a base di estratti di tè verde. Una situazione simile ha interessato il nostro laboratorio, che è stato contattato per valutare la composizione di un tè verde al quale era stato associato un caso di epatotossicità. Ad oggi non sono disponibili dati relativi alla composizione di tè verdi e neri commercializzati in Italia; lo scopo di questo lavoro è stato pertanto quello di caratterizzare alcuni di questi prodotti per identificarne la variabilità. In parallelo, particolare attenzione è stata attribuita all'analisi del tè verde a cui è stato associato l'evento di tossicità epatica. Il contenuto di catechine (ECG, EC, EGCG) e caffeina è stato determinato utilizzando un sistema HPLC a fase inversa. La preparazione dei campioni è stata effettuata con acqua calda simulando l'uso domestico (3 minuti ad 80°C per i tè verdi e 5 minuti a 100°C per i tè neri). Il livello di catechine totali nei tè verdi (foglie e bustine) è superiore a quello dei tè neri e raggiunge la concentrazione di 50.8 mg/g, che costituiscono circa il 5% in alcuni campioni. I risultati ottenuti indicano che, in tutti i campioni di tè verde analizzati, l'EGCG è la catechina presente in maggior concentrazione, mentre le altre catechine dosate sono presenti in quantitativi inferiori, secondo l'ordine decrescente di abbondanza: EGCG>ECG>EC. I quantitativi di catechine totali più bassi sono presenti in due dei tre prodotti acquistati in foglie. La caffeina contenuta nei tè neri, escludendo i campioni deteinati, è analoga a quella dei tè verdi (quantitativo medio: 20.46 mg/g). L'aumento di consumo di tè verde freddo in Italia ha indotto a includere in questo lavoro alcune bevande contenenti tè verde, pronte all'uso. La concentrazione degli analiti, nei prodotti liquidi analizzati, varia tra 1.0 e 171.5 mg/L per il totale delle catechine e tra 8.1 e 127.5 mg/L per la caffeina. In questi prodotti la variabilità è molto alta e in alcuni casi il contenuto di flavonoidi è talmente bassa da escludere un qualunque effetto “benefico��?, come sostenuto dai relativi messaggi pubblicitari. Non sono state evidenziate differenze critiche nel campione incriminato di effetto epatotossico, suggerendo che se l'effetto tossico è veramente da ascrivere al tè verde, debbano ipotizzarsi dei fenotipi più suscettibili alle reazioni avverse di questa bevanda. Abbiamo potuto dimostrare con questo lavoro, che il tempo di infusione, il tipo di tè e la frequenza del consumo possono variare di molto il consumo di molecole attive. Questi parametri, se sommati alla variabilità interindividuale nel metabolismo e alla biodisponibilità dei componenti del tè, potrebbero essere responsabili di eventi avversi non evidenziabili nella maggior parte della popolazione.