Abstract
Titolo

INTOSSICAZIONI DA PARAQUAT: VALUTAZIONE DI 50 CASI

 
Autori

Bigi S(1), Vecchio S(1), Petrolini V(1), Valli A(2), Rocchi L(2), Baldi ML(2), Papa P(2), Locatelli C(1), Lonati D(1), Giampreti A(1), Butera R(1), Manzo L(1) (1) Centro Antiveleni di Pavia - Centro Nazionale di Informazione Tossicologica, Servizio di Tossicologia, IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri e Università degli Studi di Pavia www.cavpavia.it (2) Laboratorio di Tossicologia Analitica Clinica, Servizio di Analisi Chimico-Cliniche, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

 
Abstract

La mortalità dell’intossicazione da paraquat (erbicida dipiridilico) rimane a tutt’oggi estremamente elevata nonostante siano state applicate e sperimentate numerose strategie di trattamento. Scopo: Sono stati analizzati i casi di avvelenamento da paraquat registrati dal Centro Antiveleni (CAV) di Pavia valutando il poisoning-severity-score (PSS) alla prima valutazione, l’evoluzione clinica, le determinazioni quantitative, il trattamento e l’outcome. Materiali e metodi: È stata effettuata un’analisi retrospettiva di tutti i casi di intossicazione per ingestione nell’uomo registrati dal CAV di Pavia dal 1 Gennaio 1999 al 30 settembre 2007. Sono stati valutati i seguenti parametri: anamnesi e modalità di esposizione, sintomatologia clinica, concentrazioni in sangue/urine, trattamento e outcome. Risultati: sono stati inclusi nello studio 50 pazienti. Nel gruppo delle assunzioni per via orale, 23 pazienti (23/28, 82,1%) sono stati considerati a rischio di avvelenamento; le modalità di ingestione accidentale o volontaria sono state rispettivamente 5/23 (21,7%) e 18/23 (78,3%). Nel gruppo dell’esposizione accidentale (5/23), 3 pazienti hanno avuto guarigione completa mentre 1 paziente è deceduto dopo 2 mesi e 1 paziente è stato perso al follow-up. Nel gruppo delle ingestioni volontarie (18/23), 1 paziente ha avuto una guarigione completa mentre 17 pazienti (17/18; 94,4%) sono deceduti; in particolare 3/17 (17,6%) sono deceduti durante le prime 12 ore, e 8 pazienti (8/17; 47%) entro 12-48 ore. Le determinazioni quantitative sono state effettuate in 18 casi con risultati variabili da 0,5 a 55 microg/ml in un periodo di tempo dall’esposizione compreso fra 1 e 93 ore. Il PSS alla prima valutazione è stato 0 (asintomatico) in 4 casi, 1 (lieve) in 8 casi, 2 (moderato) in 4 casi e 3 (grave) in 7 casi: ad esclusione di 3 pazienti, le manifestazioni cliniche sono peggiorate nelle ore successive all’esposizione al paraquat. I sintomi più frequentemente presentati all’ingresso in pronto soccorso sono stati: vomito, lesioni gastrointestinali, ipossiemia, insufficienza respiratoria, leucocitosi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a decontaminazione massiva del tratto gastroenterico. Sono stati somministrati: N-acetilcisteina in 19/23 casi (82,6%), vitamina C ed E in 16/23 casi (69,6%), desametasone in 8/23 casi (34,7%), ciclofosfamide in 3/23 casi (13%) e terapia pulsata ciclofosfamide-metilprednisolone in 4 casi (17,4%). Sono state Inoltre applicate la diuresi forzata in 7/23 pazienti (30,4%), l’emoperfusione su colonna di carbone in 12/23 casi (52,2%), emodialisi in 6/23 casi (26%). Conclusioni: L’avvelenamento da Paraquat rimane una rara evenienza in Italia ma associata ad elevata mortalità, soprattutto nel caso di ingestione volontaria. Le esposizioni per contatto cutaneo e per inalazione non sono state correlate a segni e/o sintomi di tossicità sistemica. In assenza di un trattamento standardizzato, la valutazione specialistica tossicologica consente di applicare ad ogni singolo caso il trattamento mirato in considerazione dell’evoluzione clinica, della modalità dell’esposizione e della prognosi correlata con la determinazione quantitativa del tossico.