Danni e processi riparativi del DNA mediante comet assay in linfociti di ex-esposti ad amianto
Romeo L. (1), Doria D. (2), Fracasso M.E. (2),Cabianca M. (1), Perbellini L. (1)
(1) Dipartimento Medicina e Sanità Pubblica, Med. Lavoro, (2) Dipartimento Medicina e Sanità Pubblica, Sez. Farmacologia, Verona
Recenti studi sulle proiezioni della mortalità per mesotelioma maligno da amianto hanno stimato che il numero dei soggetti che moriranno a causa di questo tipo di cancro passeranno dai 5000 decessi del 1998 a circa 9000 nel 2018. Da qui nasce l’esigenza di dover trovare dei biomarcatori precoci legati alla prima fase della cancerogenesi. Diversi autori hanno riportato che le fibre di amianto in vitro sono citotossiche e sono in grado di provocare danni genetici. Gli effetti genotossici dell’amianto possono essere riconducibili ad un insulto fisico diretto o attraverso formazione di specie reattive dell’ossigeno. Alcuni autori hanno riscontrato che cellule mesoteliali umane esposte in vitro a fibre di asbesto presentavano maggiori e persistenti danni al DNA valutati mediante comet assay. Lo scopo di questa ricerca è quello di valutare i danni al DNA indotti dall’esposizione e la capacità riparativa individuale in linfociti di soggetti ex esposti ad amianto e in pazienti con mesotelioma pleurico, utilizzando il comet assay. La capacità riparativa viene valutata mediante comet assay trattando i linfociti con 100 µM di H2O2 per 5 min, quindi le cellule vengono mantenute a 37°C per 20-60 min per favorire la riparazione. Dati preliminari indicano che i valori di danno basale al DNA in soggetti ex-esposti ed in pazienti con mesotelioma non si discostano dai valori di controllo. Il danno indotto dall’ H2O2 porta ad un significativo aumento di tutti i parametri di danno negli ex-esposti rispetto ai controlli, mentre i soggetti con mesotelioma non mostrano differenze significative rispetto ai controlli tranne che per la lunghezza della coda (38.13±12.05 vs controllo 26.27±9.96; p<0.05). I dati relativi all’efficienza riparativa nei diversi gruppi indicano che il controllo ripara completamente i danni dopo 20 min con un t ½ di 7.7 min, mentre negli ex-esposti e nei pazienti con mesotelioma il danno cellulare non viene riparato dopo 60 min, con un t ½ calcolato di 21.27 min e di 41.44 minuti, rispettivamente. Questi risultati, indicano che l’esposizione ad amianto non induce danni basali al DNA, ma che l’insulto si rende più evidente nei processi di danno e riparazione cellulare. In particolare i linfociti dei soggetti ex-esposti presentano un significativo aumento nel danno indotto dall’H2O2, mentre nei soggetti ex-esposti con mesotelioma il dato più significativo risulta essere la marcata inefficienza nei processi riparativi cellulari.