Livelli di esposizione a interferenti endocrini nella popolazione generale e possibili valori di riferimento
Minoia Claudio, Turci Roberta
Laboratorio di Misure Ambientali e Tossicologiche Fondazione Salvatore Maugeri, via Salvatore Maugeri 10, 27100 Pavia
Nell’esposizione della popolazione generale a interferenti endocrini una delle problematiche più avvertite è sicuramente quello di riuscire a differenziare gruppi di popolazione generale che per motivi antropici, alimentari e/o geochimici presentano differenti livelli di esposizione. Fermo restando che la dieta rappresenta per molti Endocrine Disruptors la via principale di assorbimento per la popolazione non professionalmente esposta resta da verificare se gli attuali indicatori biologici (di esposizione, di dose interna o di dose efficace) risultano adeguati per sensibilità e potere di rivelabilità delle tecniche strumentali a evidenziare differenze spesso esigue a livelli di concentrazione degli analiti tra le differenti casistiche. Il Valore di Riferimento o Background Value non sempre può essere utilizzato come parametro anche perché se si considera ad esempio il contenuto di arsenico urinario inorganico e organico in differenti popolazioni (asiatica, americana, europea) le differenze possono risultare molto rilevanti. Nel presente lavoro verranno quindi commentati e discussi a titolo esemplificativo, per sostanze come il Bisfenolo A, il PFOA e il PFOS, l’arsenico e il DDT, vantaggi, svantaggi e limiti di utilizzo della determinazione della sostanza tal quale, di eventuali metaboliti in fluidi biologici cercando di individuare quali biomarcatori corrispondono in parte o in toto alle esigenze sopra evidenziate. Ad esempio nel caso del Bisfenolo A nel siero verranno esaminati i Valori di Riferimento disponibili per la sostanza tal quale nel siero e per le forme coniugate, glucoronata e solfata. In una visione prospettica che tende a identificare indicatori biologici sempre più sensibili, è indubbio che la tossico-genomica, grazie anche all’evoluzione recente di specifici approcci di indagine, è in grado di identificare biomarcatori per interferenti endocrini utili per identificare popolazioni con particolare suscettibilità individuale. Il contributo traslazionale di questo approccio metodologico appare dunque intuibile, laddove l’obiettivo è prevalentemente di tipo preventivo e l’identificazione di un ruolo causale o concausale di più sostanze chimiche può orientare azioni di policy con evidenti ricadute sul versante sanitario. Al riguardo verranno quindi riportati alcuni esempi riferibili a specifici interferenti endocrini per i quali esistono concrete possibilità di integrare l’impiego di indicatori di espressione genica con i biomarcatori attualmente in uso.