Abstract
Titolo

Bioindicatori “real time" in malattie cardiovascolari

 
Autori

Elisabetta Straface, Lucrezia Gambardella, Walter Malorni Dipartimento del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità, Viale Regina Elena, 299, 00161, Roma

 
Abstract

Lo stress ossidativo, in particolare l’eccessiva produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), rappresenta un fattore di rischio per le malattie con complicanze cardiovascolari (incluse l’Aterosclerosi, la Sindrome Metabolica e la Bronco Pneumopatia Cronico Ostruttiva). Studi recenti hanno identificato numerosi biomarcatori, infiammatori e non, che sembrerebbero correlati con un aumentato rischio cardiovascolare. Nel corso degli anni e’ stato anche ipotizzato, e confermato da numerosi studi, il ruolo chiave giocato dall’adesione cellula-cellula come meccanismo più generale coinvolto nell’occlusione vascolare, nella formazione della placca e, più in generale, nell’alterazione dei parametri reologici. Da uno studio ex vivo condotto sul sangue periferico proveniente da donatori sani abbiamo dimostrato che lo stress ossidativo, per esempio indotto da perossinitrito (ONOO-), è in grado di alterare sia la plasticita’ eritrocitaria, fondamentale per il mantenimento della forma e della funzionalita’ di questa cellula, che l’espressione di alcune molecole quali la fosfatidilserina (fosfolipide di membrana coinvolto nella morte programmata del globulo rosso) e la Glicoforina A (proteina coinvolta nell’invecchiamento del globulo rosso). Sulla base di questi dati, utilizzando molecole o cellule del sangue periferico, stiamo conducendo studi finalizzati all’identificazione di bioindicatori che, in tempo reale, possano essere predittivi sia della progressione di patologie con complicanze vascolari che della risposta ad un trattamento farmacologico. I risultati ottenuti sembrano indicare che sia il plasma che le cellule del sangue periferico (globuli rossi e piastrine), ad esempio la loro aggregabilita’, potrebbero rappresentare un importante strumento di valutazione diagnostica e soprattutto prognostica. Inoltre, considerando che le caratteristiche cliniche della donna differiscono da quelle dell’uomo, la nostra attenzione è focalizzata sull’individuazione di marker che potrebbero rivelarsi utili per lo sviluppo di una medicina di genere (“gender-medicine"), finalizzata all’individuazione di percorsi diagnostici e terapeutici che mirino ad un miglioramento dell’"outcome" clinico anche attraverso l’apporto di cure differenziali.