LA DIPENDENZA DA BENZODIAZEPINE
Fabio Lugoboni UO di Medicina delle Dipendenze, Policlinico "GB Rossi" di Verona
Le benzodiazepine (BZD) sono un numeroso gruppo di farmaci ampiamente usati in tutte le branche della medicina; introdotte più di 40 anni fa sono state ampiamente prescritte soprattutto per trattare i disturbi ansiosi e l’insonnia. L’opinione che le considerava tra i farmaci più sicuri della farmacopea ha iniziato ad entrare in crisi già negli anni settanta, con la descrizione dei primi casi d’abuso e dipendenza, senza però che queste segnalazioni, sempre più numerose e documentate, riuscissero a limitarne la prescrizione e la loro diffusione. Una quota rilevante di questi farmaci sfugge inoltre alla prescrizione medica, trovando nella concessione senza regolare ricetta la propria fonte di approvvigionamento. E’ interessante notare inoltre che, mentre sono disponibili dati adeguati sul consumo di BZD nella popolazione, sono del tutto assenti dati che indaghino l’abuso di tali farmaci nonostante restino saldamente in testa alle vendite per numero di pezzi in tutta Europa. Possiamo identificare almeno tre situazioni diverse con le BZD; nella situazione più comune vengono usate a dosi moderate ed in modo intermittente, a periodi, evitando in questo modo, di solito, la dipendenza; vi è poi la frequente situazione di quanti assumono costantemente, spesso per curare l’insonnia, una BZD restando però sempre nell’intervallo delle dosi consigliate dal foglietto illustrativo, delineando spesso una farmacodipendenza ma non un’ addiction; vi è poi il caso di quanti, per motivi diversi, innescano un meccanismo in cui la persona dipendente assume il farmaco con una frequenza sempre maggiore, dimostrandosi incapace di smettere. La tendenza di questi farmacodipendenti è quella di assumere dosi sempre più importanti, con il passare del tempo, sintomo di un’incapacità di controllarsi e di tenerne sotto controllo l’utilizzo: in altre parole una vera e propria addiction. La tendenza ad aumentare progressivamente le dosi di somministrazione del farmaco, fino a raggiungere quantitativi esagerati, nasce dal meccanismo della tolleranza, unitamente alla scarsa tossicità tipica delle BZD. Il fenomeno della tolleranza da BZD è, paradossalmente, poco studiato e documentato. Esistono alcuni studi che dimostrano come il meccanismo della tolleranza nelle BZD si possa instaurare piuttosto rapidamente e come tale meccanismo sia dovuto sostanzialmente ad un uncoupling tra il recettore delle BZD e quello del GABA. E’ noto che l’azione delle BZD si esplica facilitando l’azione del GABA sui canali del cloro nelle cellule nervose: la toleranza farmacologica provocherebbe un disaccoppiamento recettoriale ovviabile, da parte dell’assuntore, con l’aumento progressivo del dosaggio. I dosaggi osservabili in alcuni pazienti sono francamente impressionanti: abbiamo descritto in letteratura un uso cronico quotidiano di BZD fino a 100 volte la dose massima raccomandata. Una persona dipendente da alte dosi di BZD comincia a perdere lentamente il controllo della sua vita, che finisce per essere gestita in base al farmaco e non alle reali esigenze della persona. I soldi spesi per l’acquisto aumentano progressivamente, fino a raggiungere cifre importanti. Il lavoro, la famiglia, la vita sociale e relazionale ne risentono pesantemente. Reperire il farmaco in ogni modo è un bisogno primario, di conseguenza si comincia a chiederne la prescrizione a medici differenti, a falsificare le ricette, a rubarle sul posto di lavoro, se si esercita in ambito medico o ospedaliero. Si utilizzano gli espedienti più fantasiosi e complicati per avere sempre a disposizione il farmaco, mentendo a medici e farmacisti per raggiungere lo scopo. Coloro che soffrono di questa dipendenza non ne parlano con gli altri, né con gli amici né con i familiari, per vergogna o perché non riescono ad ammettere di avere un problema, nemmeno a loro stessi. La sindrome d’astinenza dalle BZD è caratterizzata da una serie di segni tipici, che cominciano a manifestarsi entro qualche ora o qualche giorno dalla sospensione del farmaco. La sudorazione aumenta, così come il battito cardiaco e il tremore delle mani, e si osserva anche la comparsa di insonnia, nausea o vomito, allucinazioni visive, tattili e uditive. Il sintomo più temibile sono le crisi convulsive generalizzate, potenzialmente molto pericolose. Le persone più colpite e i fattori di rischio. I dipendenti da psicofarmaci sono le persone più disparate, ma in media, se si osservano i dati relativi alle persone che fanno uso maggiormente di BZD, si può affermare che esistono delle categorie di soggetti più a rischio abuso. * L’uso di farmaci ansiolitici aumenta progressivamente con l’età, soprattutto fra le donne. Infatti, si stima che circa una donna su quattro dopo i 65 anni faccia uso di tranquillanti, mentre la percentuale relativa agli uomini è di circa il 9%. Considerati questi dati è ragionevole dedurre che i le donne sopra i sessantacinque anni sono le persone più a rischio dipendenza. * Oltre ai calcoli statistici e alle medie, frutto di un puro ragionamento, perché non esistono rilevazioni circa al numero dei farmacodipendenti, esiste una quota di persone, già alcolisti o tossicodipendenti, che abusano di psicofarmaci durante i periodi di astinenza. * C’è anche una grossa fetta di dipendenti da psicofarmaci composta da gente normale, che conduce una vita attiva. Si riportano casi di professionisti, medici e pediatri, di infermieri, casalinghe e studenti, troppo sotto pressione nel periodo degli esami. * Il mercato farmacologico offre una grande quantità di farmaci ansiolitici, facilmente reperibili in farmacia, grazie spesso a medici poco attenti e a farmacisti compiacenti. * Le BZD sono farmaci caratterizzati dalla mancanza di tossicità anche ad alte dosi, privi di seri effetti collaterali legati al loro utilizzo improprio. Questa circostanza ingenera l’erronea convinzione nelle persone che la somministrazione di dosi maggiori e per un periodo di tempo prolungato, anche se sconsigliata, non possa risultare dannosa. * Al giorno d’oggi si è radicato completamente nella società il concetto di diritto al benessere, che provoca una diminuita resistenza verso qualsiasi malessere o disturbo e al ricorso immediato al farmaco. Il trattamento della dipendenza da alte dosi di BZD. La detossificazione si realizza, solitamente, attraverso il ricovero della persona e la diminuzione progressiva del farmaco somministrato, attraverso un graduale scalaggio delle dosi. Questo trattamento è piuttosto lungo e può necessitare anche di parecchie settimane. Questa caratteristica gioca a sfavore dell’efficacia del metodo, perché è più facile che la persona si stanchi e decida di uscire dalla struttura e di ricominciare l’utilizzo del farmaco. Un trattamento differente, che ha dato buoni risultati, si basa sulla sospensione totale del farmaco durante il ricovero nella struttura specializzata associata alla somministrazione per via endovenosa e continuativa di farmaci antagonisti (flumazenil) a basso dosaggio. Il farmaco permette di detossificare da BDZ interrompendo bruscamente l’assunzione del farmaco d’abuso. Il flumazenil, agisce come agonista parziale e determina un reset dei recettori per le BDZ che risultano, alla fine del trattamento, praticamente normalizzati. Con questo trattamento gli score astinenziali, misurati quotidianamente, sono generalmente molto bassi; il trattamento dura circa una settimana. In associazione alla cura di detossificazione si consiglia sempre anche il supporto di uno psicoterapeuta, utile supporto durante il percorso per uscire dalla dipendenza. Per saperne di più Per ulteriori informazioni si consiglia di consultare il sito www.medicinadipendenze.it del reparto di Medicina delle Dipendenze dell’Università di Verona, specializzato nella detossificazione dei dipendenti da BZD, con circa un centinaio di grandi abusatori trattati per anno.