Abstract
Titolo
Biomonitoraggio di effetti genotossici di campi a radiofrequenza in ambiente urbano
 
Autori
M. Sicolo, P. Fumagalli e A. Santagostino
Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e del Territorio - Università Milano Bicocca
 
Abstract
L’uso crescente di nuove tecnologie ha portato, negli ultimi decenni, ad un aumento sul territorio di sorgenti di campo elettromagnetico rendendo sempre di maggiore attualità la problematica dell’esposizione alle radiazioni non ionizzanti.
L’interazione dei campi elettromagnetici con i sistemi biologici dipende da vari fattori tra cui la frequenza, l’intensità e il tempo di esposizione, per questo motivo gli impianti a diffusione radiotelevisiva (RTV, 300KHz-300MHz) sono sorgenti molto più pericolose delle antenne di stazioni radiobase (SRB, 900MHz-2GHz).
Negli scorsi decenni sono stati condotti numerosi studi per caratterizzare eventuali gravi effetti sulla salute dovuti all’esposizione a campi ad alta frequenza, tuttavia l’unica evidenza sperimentale comprovata è l’effetto termico che si verifica a partire da frequenze (f>10MHz) sono tuttavia anche studi sperimentali concernenti effetti genotossici e dati di cancerogenesi contrastanti tra loro. Gli effetti a carico del DNA sono ancora da definire in maniera conclusiva.
L’obiettivo del lavoro è la messa a punto di un semplice sistema di biomonitoraggio per valutare in modo quali-quantitativo l’insorgenza di effetti genotossici generati da sorgenti artificiali di campi elettromagnetici complessi presenti nell’ambiente urbano. Per la caratterizzazione del danno genotossico si è utilizzato il test della cometa, in versione alcalina, che consente di individuare rotture alla singola e alla doppia elica del DNA, applicato a celomociti del verme Eisenia foetida andrei esposto a differenti tipologie di inquinamento elettromagnetico ed atmosferico (CEF) in differenti aree urbane.
La campagna di esperimenti si è svolta in quattro piazze di Milano; in tre di esse sono concentrate molte sorgenti elettromagnetiche tra cui stazioni radio e SRB, mentre nella quarta è stata accertata l’assenza di campo elettromagnetico. Il campo elettromagnetico è stato misurato con una sonda a banda larga che opera nell’intervallo di frequenza tra 500 MHz e 3 GHz con limite di rilevabilità ≤ 0,1 V/m. I valori di campo elettrico rilevati in due piazze sono molto vicini o addirittura superiori (5.89-26.66 V/m) ai limiti di esposizione imposti per legge (20 V/m).
Il comet test condotto sui CEF della piazza in cui non è presente il campo non evidenzia alcuna differenza statisticamente significativa tra le % di DNA migrato degli esposti al campo e degli schermati tramite una gabbia di Faraday (controlli). Inoltre questo parametro non è influenzato dagli inquinanti e parametri atmosferici. Il comet test condotto sui CEF nelle altre tre piazze evidenzia un aumento significativo della %DNA migrato rispetto ai controlli (t test, p<0,01). Per individuare correlazioni tra le tipologie di inquinamento elettromagnetico, atmosferico (PM2,5, Benzene, Ozono, NO2, CO, SO2), la temperatura media giornaliera e l’aumento della genotossicità sono state condotte analisi di regressione multipla. Il modello significativo estratto che spiega il 65% della variabilità in %DNA migrato (%DNA migrato = 20,3894 - 1,01941*Temp + 0,470488*CEM + 0,193404* NO2 - 4,65688*CO + 0,219501*O3) individua un effetto cooperativo tra CEM, NO2 e ozono nel produrre effetti genotossici.