Abstract
Titolo
EFFETTI PARKINSONIANI DA PROTRATTA ESPOSIZIONE AMBIENTALE A METALLI IN TERRITORIO BRESCIANO
 
Autori
Roberto Lucchini(1), Elisa ALbini(1), Silvia Zoni(1), Rosanna Squitti(2)
(1) Sezione Medicina del Lavoro, Università di Brescia
(2) Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca, Isola Tiberina, Roma
 
Abstract
A fronte del continuo aumento della vita lavorativa e della spettanza media di vita, patologie neurodegenerative quali la malattia di Parkinson suscitano un sempre maggiore interesse nella comunità scientifica e sanitaria, soprattutto in relazione allo studio dei fattori eziologici, rappresentati dall’interazione tra fattori genetici ed ambientali. La malattia di Parkinson comprende un insieme di parkinsonismi "tipici" ed "atipici" fra i quali viene indagato con sempre maggiore attenzione e precisione il ruolo della esposizione a neurotossici quali i pesticidi, gli idrocarburi aromatici ed alifatici, ed i metalli pesanti fra cui in particolare il manganese (Mn), in grado di determinare una ben nota sindrome simil-parkinsoniana a seguito di esposizioni elevate. Tale sindrome clinica, costituita da una componente neurologica di disturbi extrapidamidali ed una psichica con accentuata aggressività, può essere considerata un parkinsonismo "atipico", nel quale il danno neurodegenerativo ha luogo nei gangli della base ed in particolare nel globo pallido. Recenti studi epidemiologici e con PET FluoroDOPA, suggeriscono l'ipotesi che esposizioni protratte a basse dosi di Mn possano causare un danno esteso anche alle aree nigro-striatali, con il conseguente aumento di parkinsonismi tipici, ed in età precoce, secondo l’ipotesi di accelerazione dell’invecchiamento fisiologico indotta dall’esposizione cronica ad agenti neurotossici. Nella provincia di Brescia sono presenti sin dai primi anni del ‘900 fonderie di ferro-leghe, situate in Valcamonica e nella bassa bresciana. Un primo studio epidemiologico ha verificato la prevalenza dei disturbi parkinsoniani in funzione della residenza e della distanza rispetto a tali impianti. La casistica, stratificata per comune di residenza, ha evidenziato come i comuni in prossimità delle industrie di ferroleghe, presentino tassi di prevalenza grezza e standardizzata di malattia significativamente più elevati rispetto ai restanti comuni del territorio bresciano (SMR = 1.58; I.C.=1.41-1.76), nonché rispetto ai dati nazionali ed internazionali di prevalenza. Analisi ulteriori svolte in funzione dei livelli di esposizione, hanno evidenziato una associazione fra SMR e concentrazioni di Mn nelle polveri depositate. Uno studio successivo ha considerato l’espressione fenotopica della patologia, i livelli di esposizione a metalli, i parametri di stress ossidativo e di funzionalità epatica in un gruppo di 65 soggetti parkinsoniani residenti nelle aree a maggior esposizione, confrontati con 28 pazienti residenti in aree di riferimento e con soggetti sani di simili età e sesso residenti nelle rispettive aree. A parità di età di insorgenza e durata della malattia, i parkinsoniani residenti nelle zone esposte hanno evidenziato una maggior severità della patologia, documentato dai più elevati livelli di UPDRS (Unified Parkinson's Disease Rating Scale), nonché una maggiore compromissione delle funzioni cognitive attraverso la MMS (Minimental Scale), ed i test Trailmacking e Tocken. Gli stessi soggetti hanno evidenziato più elevati livelli di rame sierico, unitamente a bassi livelli di zinco sierico e di sideremia. I sogggetti residenti nelle zone più esposte, senza distinzione fra parkinsoniani e soggetti sani, hanno inoltre evidenziato più elevati livelli di Mn ematico ed urinario e di piombemia. I soggetti parkinsoniani delle zone esposte hanno infine evidenziato livelli significativamente più elevati dei parametri di funzionalità epatica e di alcuni indicatori di stress ossidativo. Analisi regressive con modelli lineari hanno confermato la significatività delle alterazioni funzionali epatiche, del dismetabolismo di rame e zinco nei pazienti parkinsoniani residenti nelle aree esposte a metalli ed in particolare a Mn. Questi dati confermano quanto recentemente osservato anche in studi su animali e meritano ulteriori approfondimenti considerando in particolare le dinamiche di escrezione del Mn, che avviene pressoché completamente attraverso la via biliare. Una ridotta escrezione del metallo potrebbe rappresentare un fattore di maggiore suscettibilità per l’insorgenza dei disturbi parkinsoniani nella popolazione allo studio.