Abstract
Titolo
ESPOSIZIONE A CIANOTOSSINE CON EFFETTI NEUROTOSSICI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA SALUTE UMANA: IDENTIFICAZIONE DEI ‘DATA-GAPS’.
 
Autori
E. Testai e E. Funari Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria- Istituto Superiore di Sanità - Roma
 
Abstract
Nell’ultimo decennio in Italia si sono intensificate le segnalazioni in merito alla presenza nelle acque interne, in particolar modo lacustri, di fioriture di cianobatteri, un gruppo di batteri fotosintetici ubiquitari. Molte specie producono come metaboliti secondari una grande varietà di cianotossine. A parte la via parenterale per uso di acqua contaminata durante la dialisi, la via orale sembra essere la via di esposizione più rilevante e può verificarsi per ingestione di alimenti contaminati, di integratori alimentari a base di estratti/liofili di cianobatteri, di acque potabili o acque di balneazione. E’ possibile inoltre l’esposizione per via cutanea e/o inalatoria in relazione ad attività ricreative, all’uso domestico delle acque e per motivi occupazionali. Al momento attuale in Italia non esistono specifici limiti legislativi per la presenza di cianotossine nelle varie matrici, relativamente alle varie tipologie d’uso delle acque, se si escludono la Direttiva Europea 91/492/EEC, che regola la produzione/commercializzazione di molluschi bivalvi per il contenuto di saxitossine prodotte da organismi marini, e la Direttiva Europea sulla qualità delle acque di balneazione (EU Directive 2006/7/CE del 15 febbraio 2006), in corso di recepimento in Italia. Quest’ultima non fornisce indicazioni sul n° di cellule/ml, né sui contenuti di cianotossine accettabili per le attività di balneazione; viene piuttosto richiesto che siano effettuate valutazioni del rischio adeguate, affidando alle autorità sanitarie locali il compito di approntare piani di monitoraggio specifici per il territorio. La maggior parte delle informazioni sia sui livelli di esposizione che sulle proprietà tossicologiche sono relative alle MC, note epatossine. Molti meno dati sono disponibili per il gruppo delle neurotossine, che comprende anatossina-a, omoanatossina-a, anatossina-a(s) e il gruppo delle saxitossine (circa 30 congeneri), nonostante l’elevata tossicità acuta (range di LD50 i.p. nel topo 10-370 μg/kg; LD50 orale della saxitossina=260 μg/kg) e la rilevanza degli effetti prodotti. Recentemente anche la BMAA (β-metilamminoalanina), prodotta dalla maggioranza dei cianobatteri, è stata inclusa nel gruppo delle neurotossine, anche se il meccanismo di azione non è ancora chiaro. Anatossina-a e omoanatossina-a sono potenti agenti depolarizzanti pre- and post-sinaptici, con un’affinità per i recettori nicotinici maggiore dell’acetilcolina, con la quale competono; la anatossina-a(s) inibisce l’acetilcolinesterasi nelle giunzioni neuromuscolari, con conseguente ipereccitabilità nervosa; le saxitossine bloccano i canali del Na+ nei neuroni e i canali di Ca++ e K+ nelle cellule cardiache, prevenendo la propagazione dell’impulso nervoso. In ogni caso, la morte sopraggiunge per paralisi muscolare e respiratoria. Con l’eccezione delle saxitossine, per le quali sono disponibili dati di intossicazione alimentare nell’uomo, dovuti al consumo di molluschi marini, nei quali si accumulano, non è possibile derivare una dose acuta senza effetto per le altre neurotossine. Gli effetti acuti rappresentano invece un rischio rilevante, come testimoniato dai numerosi episodi di morie di animali da allevamento o di intossicazione acuta di animali domestici. Disporre di una dose di riferimento per la tossicità acuta e valutare il rischio relativo rappresenta quindi una priorità. Relativamente alla tossicità per dosi ripetute, sono disponibili dati solo sulla anatossina-a, per cui è possibile derivare una TDI provvisoria, poiché gli studi disponibili non evidenziano effetti anche alla dose più alta testata. Al momento attuale i dati non indicano, ma non permettono nemmeno di escludere, la possibilità che una esposizione cronica a basse dosi possa essere responsabile di effetti di tipo neurocomportamentale/cognitivo o dello sviluppo, che dovrebbero essere approfonditi. Un ulteriore problema è rappresentato dallo scarso data-base relativo ai livelli di esposizione, che limita la possibilità di identificare i possibili scenari a rischio.