Abstract
Titolo
EFFETTO DI UNA MISCELA RICOSTITUITA DI POLICLORO BIFENILI (PCB) SULLA GONADE MASCHILE DI RATTI ESPOSTI DURANTE LA VITA INTRAUTERINA E L’ALLATTAMENTO
 
Autori
LAURA ASSI*, PATRIZIA BONFANTI*, ALESSANDRA COLCIAGO**, FABIO CELOTTI**, ANITA COLOMBO*, SARA VILLA*, ANGELA SANTAGOSTINO*
*Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio. Università degli Studi di Milano Bicocca. **Dipartimento di Endocrinologia, Università degli Studi di Milano.
 
Abstract
I policloro bifenili (PCBs) sono una classe di 209 composti alogenati di sintesi utilizzati fino agli anni ‘70 in complesse miscele per svariati impieghi industriali e successivamente messi al bando per le loro proprietà tossiche. Tuttavia, a causa della loro stabilità chimica e della loro lipofilia, continuano ad essere contaminanti ambientali ubiquitari in grado di accumularsi nei tessuti adiposi degli organismi e bioconcentrarsi ai livelli più alti della catena alimentare, costituendo ancora oggi un importante fattore di rischio. Attualmente un particolare interesse è rivolto al loro effetto sulla salute riproduttiva, in quanto insieme ad altri inquinanti ambientali, vengono annoverati tra gli “Endocrine disrupting chemicals". Nei mammiferi, un periodo critico per l’esposizione ai PCBs è quello pre- e post-natale, in quanto la madre, "serbatoio di PCB", trasferisce al feto attraverso la placenta, e al neonato attraverso il latte i congeneri mobilizzati dal suo tessuto adiposo. L’esposizione in questa fase della vita di un organismo potrebbe determinare danni a lungo termine ed in particolare influenzare negativamente la sua capacità riproduttiva.
Pertanto nel presente lavoro ci siamo proposti di indagare gli effetti di una miscela ricostituita di PCB sulla gonade di ratti maschi sessualmente maturi (giorno post nascita 60, PN60) le cui madri sono state esposte dal giorno 15 di gestazione (GD15) fino alla fine dell’allattamento (PN21).
Abbiamo utilizzato una miscela costituita da quattro congeneri considerati indicatori (PCB126, 138, 153 e 180) che comunemente si ritrovano nelle matrici biologiche, tra cui il latte materno. Inoltre è noto che i congeneri da noi selezionati interferiscono con l’azione degli ormoni steroidei comportandosi come agonisti o antagonisti del recettore per gli estrogeni (PCB138, 153, 180) o antagonisti per il recettore degli androgeni (PCB138). Il PCB126, mostrando un comportamento diossina-simile attraverso l’attivazione del recettore Ah interferisce con il sistema riproduttivo femminile.
I congeneri 138, 153 e 180 erano presenti nella miscela alla stessa concentrazione (un terzo del totale), mentre il PCB126 è stato aggiunto con un rapporto 1/10000, essendo presente solo in tracce nel latte materno. Le madri in gestazione sono state trattate dal GD15 al GD19, con iniezione sottocutanea, con 10 mg/Kg/die di miscela, disciolta in olio di arachidi e durante l’allattamento con una dose somministrata bisettimanalmente.
La miscela non ha presentato né tossicità sulla prole alla nascita né differenze numeriche della prole per nidiata o frequenza dei sessi. Tuttavia è stata registrata una significativa riduzione della curva di crescita nella prole esposta rispetto ai controlli solo a partire dallo svezzamento (PN21) e, nei ratti maschi sessualmente maturi, un aumento del peso dei testicoli e una diminuzione del peso della prostata, anche se non statisticamente significativi.
Inoltre dopo 39 giorni dalla fine dell’allattamento, la prole maschile presentava livelli di accumulo ancora misurabili dei congeneri 138, 153 e 180, quantificati mediante gas-cromatografia accoppiata a spettrometria di massa. Questi dati preliminari ci hanno permesso di ipotizzare una possibile influenza della miscela sull’attività spermatogenetica. A questo scopo è stata condotta un’analisi istopatologica al fine di valutare eventuali danni a livello dell’epitelio seminifero. I risultati ottenuti hanno dimostrato un’alterazione a carico dei parametri morfometrici delle gonadi (diametro dei tubuli seminiferi e altezza dell’epitelio) degli animali trattati rispetto ai controlli e alterazioni nella frequenza di alcuni stadi della spermatogenesi.
Questi dati, seppur preliminari, confermano la gonade maschile come uno dei bersagli dell’azione tossica a lungo termine di questi composti, mettendo in luce l’importanza di indagare i danni a carico di questo organo per la tutela della salute riproduttiva.