Abstract
Titolo
Determinazione mediante HPLC-MS di acido perfluoro-ottan-sulfonico (PFOS) e acido perfluoro-ottanoico (PFOA) in diversi tessuti di soggetti non esposti professionalmente
 
Autori
Negri S. 1, Pirali B 2, Ferrari M 3, Chiovato L 2, Cottica D 1, Pastoris O 4. 1-Centro Ricerche Ambientali-Padova-Pavia, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Via Maugeri 8, 27100 Pavia, Italy 2-Unità di Medicina Interna ed Endocrinologia, Fondazione Salvatore Maugeri I.R.C.C.S., ISPESL Laboratorio Distruttori Endocrini, Università degli Studi di Pavia 3 Servizio di Fisiopatologia respiratoria, Fisiologia del Lavoro ed Ergonomia, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia, Italy - Dipartimento di Medicina Preventiva, Occupazionale e di Comunità, Università degli Studi di Pavia, Italy 4-Dipartimento di Scienze Fisiologiche-Farmacologiche Cellulari-Molecolari, Sezione di Farmacologia e Biotecnologie Farmacologiche, Facoltà di Scienze MM. FF. NN., Università degli Studi di Pavia-Piazza Botta, Pavia, 11-27100, Italy
 
Abstract
L’acido perfluoro-ottan-sulfonico (PFOS) e l’acido perfluoro-ottanoico (PFOA) sono composti fluorurati, appartenenti alla famiglia delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) e vengono utilizzati in un’ampia varietà di prodotti. Le maggiori applicazioni prevedono il loro utilizzo come tensioattivi, rivestimento impermeabilizzante delle superfici, rivestimento della carta e dei contenitori alimentari, lubrificanti, ecc. Ad oggi gli effetti nocivi che alcuni PFAS sono in grado di provocare sull’uomo e sull’ambiente non sono completamente definiti. Fra le caratteristiche tossicologiche più importanti si evidenziano: persistenza nell’ambiente, capacità di bioaccumularsi e di interferire con il sistema endocrino animale, neurotossicità e capacità di interferire con lo sviluppo fetale; inoltre, anche alla luce di questi dati, nel 2006 l’EPA pose come obbiettivo l’eliminazione delle emissioni di PFOA entro il 2015. Sempre nel 2006 il Science Advisory Board dell’EPA suggerì l’inserimento del PFOA fra le sostanze "likely carcinogen". In questo lavoro sono stati determinati, a nostra conoscenza per la prima volta, i livelli di PFOA e di PFOS post mortem nei tessuti di 8 soggetti non esposti professionalmente a queste sostanze; i campioni analizzati sono stati prelevati da: fegato, reni, adipe, cervello, nuclei della base, ipofisi, tiroide, gonadi, pancreas, polmoni, muscolo scheletrico e sangue. Come tecnica analitica è stata utilizzata l’HPLC abbinata allo spettrometro di massa (LC/MS). Lo scopo era quello di capire se e in quali organi queste due sostanze tendano ad accumularsi in maniera preferenziale. Il contenuto medio degli analiti nei tessuti variava da 0.3 a 3.8 ng/g (rispettivamente: nuclei della base e polmoni) per il PFOA, e da 1.0 a 13.6 ng/g (rispettivamente: muscolo scheletrico e fegato) per il PFOS. L’elaborazione dei risultati ha evidenziato una correlazione significativa (r= 0.75) tra le quantità di PFOS e di PFOA misurate nei diversi tessuti. Si è osservata inoltre una correlazione significativa (r=0.96) tra la concentrazione di PFOA nella tiroide e l’età dei soggetti esaminati. Alla luce di recenti evidenze sperimentali presenti in letteratura riguardo gli effetti a carico della tiroide nei ratti (deplezione in vivo dell’ormone tiroideo serico associata alla interferenza dei geni deputati al loro metabolismo) e beneficiando presso il nostro Istituto della facile reperibilità di frammenti bioptici di questo tipo, ci è sembrato opportuno effettuare il dosaggio di questi PFAS in tale ghiandola. La casistica comprendeva 28 pazienti di età compresa fra 33 e 78 anni (media±d.s.: 51.9±11.3) sottoposti a tiroidectomia totale o parziale per differenti patologie tiroidee: gozzo multinodulare tossico (n=5), gozzo multinodulare non tossico (n=10), morbo di Basedow (n=7) e patologia neoplastica, carcinoma papillare (n=5) e follicolare (n= 1). Sono stati parallelamente raccolti: 1) dati anamnestici; 2) dati clinici, di laboratorio e strumentali relativi alla patologia tiroidea: FT3, FT4, TSH, anticorpi anti-tiroide (TPO Ab, TG Ab e TRAb), volume ed ecogenicità della tiroide all’indagine ecografica; 3) dati anatomo-patologici: patologia maligna o benigna. L’obiettivo finale è stato quello di correlare il contenuto di PFOA e PFOS nei pezzi operatori tiroidei con la diagnosi di tireopatia. Il contenuto medio di PFOA e di PFOS è risultato rispettivamente di 2.3±1.1 e 5.1±7.2 ng/g. Nessuno dei parametri sopra indicati è risultato correlato con le concentrazioni tissutali di PFOA e PFOS; una correlazione statisticamente significativa (r=0.54) è risultata quella tra i livelli dei due analiti. E’ interessante segnalare che in uno dei campioni con patologia tiroidea benigna è stato riscontrato un elevato valore di PFOS (40.5 ng/g), pari a circa 10 volte la media degli altri valori. I nostri risultati dimostrano la presenza di PFOA e PFOS in frammenti bioptici ottenuti da pazienti tiroidectomizzati per patologia tiroidea di varia natura. La mancanza di correlazioni significative tra i livelli dei due fluorurati ed i parametri biochimici e strumentali routinari, non consente al momento di trarre conclusioni definitive sul ruolo di PFOA e PFOS nel determinismo della patologia tiroidea. Tuttavia, questi risultati suggeriscono l’opportunità di ampliare la casistica in quanto l’esiguità del campione potrebbe essere la causa del mancato riscontro di correlazioni significative tra i parametri considerati. Inoltre, l’acquisizione di un maggior numero di informazioni anamnestiche fisiologiche e lavorative (per esempio abitudini alimentari, tempo trascorso in ambienti chiusi o aperti, etc.) dei soggetti in esame, appare necessaria per una migliore caratterizzazione del ruolo di PFOA e PFOS nella genesi delle tireopatie.