Abstract
Titolo
INTOSSICAZIONE DA COLCHICINA DOPO INGESTIONE "TERAPEUTICA" DI FIORI DI COLCHICUM AUTUMNALE
 
Autori
Bacis G, Panzeri C, Eleftheriou G, Zavaritt A, Faraoni L
Centro Antiveleni di Bergamo, Ospedali Riuniti, Bergamo, Italia
 
Abstract
Introduzione: Gli effetti tossici successivi all’ingestione del Colchicum autumnale sono generalmente meno gravi di quelli riportati per l’intossicazione acuta da compresse di colchicina. Gli alcaloidi della colchicina si trovano nei semi (0.8%), nel peduncolo (0.6%) e nei fiori (0.1%). In letteratura è riportata una dose letale di colchicina di soli 7 mg. Gli effetti che compaiono dopo l'ingestione della pianta sono nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, tachicardia e dolore retrosternale. Gli effetti più severi quali ipotensione, bradicardia, convulsioni, soppressione del midollo osseo, alterazioni ECG, coagulopatia e morte sono più rari. Il quadro clinico evolve generalmente in tre fasi: una fase iniziale (2 - 24 ore) con sintomi gastrointestinali severi (nausea, vomito, dolore addominale, gastroenterite emorragica); una seconda fase (24 - 72 ore) con comparsa di danno multiorgano (polmonare, renale, epatica, ematologica e cardiovascolare) con febbre e alterazioni neurologiche (confusione, coma, neuropatia periferica ascendente). In questa fase la morte sopraggiunge per insufficienza respiratoria, shock emodinamico o asistolia improvvisa. La sepsi da leucopenia compare più tardivamente e porta a morte dopo 3 - 7 giorni. La terza fase, di risoluzione, avviene dopo 7 - 10 giorni dall’ingestione con comparsa di leucocitosi reattiva e alopecia temporanea.
Caso clinico: una donna di 50 anni e 73 kg di peso, da alcuni giorni in campeggio con la tenda nelle Prealpi orobiche, ha raccolto e mangiato circa 50 grammi di fiori di Colchicum autumnale, ingerendo una dose pari a circa 0.65 mg/kg di colchicina, per trattare la sua stipsi con una terapia “naturale��?. In meno di un'ora compariva vomito ripetuto, dolore addominale e diarrea ripetuta con presenza di sangue. Giunta in ospedale solo il giorno successivo, la paziente è stata ricoverata nell'unità di terapia intensiva con modesto dolore addominale, moderata disidratazione (Htc 49.3%) e lieve acidosi metabolica in compenso (pH 7.43, bicarbonati 18.4 mEq/L, BE -5.9 mEq/L). veniva subito trattata con infusioni di fisiologica (4 mL/Kg/h) e somministrazione di carbone attivato. I dati di laboratorio mostravano un aumento delle transaminasi (AST 496 U/L, ALT 195 U/L), delle LDH (5810 U/L), della CPK (1035 U/L), della fosfatasi alcalina (446 U/L) e del PT INR (1.96). Erano inoltre presenti leucocitosi (22810 /mcL) e un aumento moderato della PCR (6.5 mg/dL). I livelli serici di colchicina e quelli urinari erano rispettivamente di 8.5 ng/mL e 830 ng/mL, e successivi prelievi rilevavano un emivita pari a circa 13 ore. Tre giorni dopo l'ingestione veniva osservata una grave riduzione delle piastrine (da 259000 a 16000/mcL) con elevati livelli del D-Dimero (> 50000 ng/mL) e leucopenia (3690/mcL) ma senza alterazioni della coagulazione cocompatibili con una DIC. Veniva quindi iniziata l'infusione di piastrine e la somministrazione di filgrastim (G-CSF) 5 mcg/Kg/die. Contestualmente si osservava un ulteriore aumento delle transaminasi (AST 678 U/L, ALT 438 U/L) con un modesto incremento della bilirubina totale (3.1 mg/dL). Una moderata leucocitosi compariva nei successivi cinque giorni mentre tutti gli altri parametri si erano normalizzati. La paziente è stata rinviata a domicilio in buone condizioni di salute nove giorni dopo l’incongrua ingestione di fiori di colchico.
Conclusione: La diffusa opinione che la terapia "naturale" con le erbe sia migliore dei farmaci può esporre la popolazione a rischi di avvelenamento grave e, in alcuni casi, con possibile evoluzione letale. E’ necessaria una attenta e diffusa informazione per la prevenzione di tali intossicazioni e, contestualmente, deve essere rapido il riconoscimento e il successivo trattamento intensivo nei casi di intossicazione da Colchicum autumnale per limitare le conseguenze sulla salute del paziente.