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ABSTRACT

Title
Effetti del sulforafane sulla neurotossicità indotta dalla 6-idrossidopamina in un modello in vivo di Parkinson
 
Authors
F. Morroni, A. Tarozzi, C. Bolondi, G. Cantelli Forti, P. Hrelia

Dipatimento di Farmacologia, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, via Irnerio 48, 40126 Bologna.
 
Abstract
La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa caratterizzata da una selettiva e progressiva perdita del numero e dell’attività dei neuroni dopaminergici appartenenti alla substantia nigra. Per quanto l’eziologia del MP e il ruolo relativo di fattori genetici e ambientali siano ancora oggetto di studio, è ormai riconosciuta un’origine multifattoriale, secondo la quale un’ampia varietà di meccanismi sono implicati nella patogenesi della malattia, che vanno dallo stress ossidativo alla neurotossicità degli aminoacidi eccitatori, da processi autoimmunitari all’apoptosi. Le terapie attualmente disponibili sono di tipo sintomatico o, nel migliore dei casi, hanno la capacità di rallentare l’inevitabile decorso. Ad oggi, uno dei principali obiettivi della ricerca biomedica è l’identificazione di nuovi composti di origine naturale ad attività neuroprotettiva. In questo studio è stata indagata la potenziale attività neuroprotettiva del sulforafane (SUL), l’isotiocianato derivante dall’idrolisi della glucorafanina, in un modello sperimentale in vivo di MP. Per indurre una condizione Parkinson simile, ci siamo avvalsi del modello animale di lesione unilaterale indotta al topo a seguito d’iniezione stereotassica di 6-idrossidopamina (6-OHDA) nello striato. In questo modo la lesione avviene per via retrograda ed evolve in maniera graduale, permettendo di valutare l’efficacia di trattamenti volti a contrastare il danno indotto. Il SUL (5 mg/kg) è stato iniettato per via intraperitoneale due volte a settimana a partire da un’ora dopo l’intervento. I risultati ottenuti mostrano che il trattamento con il SUL induce un significativo recupero dei danni motori indotti dalla neurotossina, valutati sia con il test del rotarod che con il test di rotazione da apomorfina. Inoltre, i risultati evidenziano un aumento dei livelli di TH nei topi lesionati e trattati con SUL rispetto ai topi non trattati con la molecola in studio. Il SUL è in grado inoltre di contrastare la morte neuronale apoptotica indotta dalla neurotossina, riducendo in maniera significativa sia la frammentazione del DNA che l’attivazione della caspasi-3. Al fine di chiarire i meccanismi molecolari che sottendono gli effetti neuroprotettivi del SUL, è stata valutata la potenziale capacità di modulare una delle principali vie di sopravvivenza neuronale, la MAPK/ERK. Nel nostro modello il trattamento con SUL determina una riduzione della fosforilazione della proteina ERK 1/2 indotta in seguito al danno della 6-OHDA. Il SUL, quindi, ha dimostrato un interessante effetto neuroprotettivo nel modello di MP da noi utilizzato, promuovendo un recupero di funzionalità motoria e un blocco della morte neuronale apoptotica. In termini più ampi, il modello sperimentale da noi utilizzato è buon punto di partenza per lo studio degli eventi patogenetici del PD e può contribuire allo sviluppo di nuove strategie volte a contrastare la progressione del danno nigrostriatale.