ABSTRACT
Title
Intossicazione botulinica da verdure precotte sottovuoto
Authors
M. Gallo, M.G. Contessa, P. Bertolotti, J. Eleftheriou, G. Bacis
USSA Tossicologia Clinica - Centro Antiveleni Ospedali Riuniti Bergamo
USSA Tossicologia Clinica - Centro Antiveleni Ospedali Riuniti Bergamo
Abstract
INTRODUZIONE
Il botulismo, intossicazione grave e rapidamente letale, è causata dall’esposizione ad una potente tossina prodotta dal Clostridium botulinum, batterio Gram-positivo sporigeno anaerobio obbligato. A seconda della modalità di esposizione, l’intossicazione può presentare diverse forme cliniche: alimentare, da ferita, pediatrica e da inalazione. Il botulismo alimentare è causato dall’ingestione di alimenti contenenti tossine preformate e assorbite attraverso il tratto gastrointestinale. Le spore sono in grado di resistere per 3-5 minuti alla temperatura di 120°C. La germinazione delle spore e la produzione delle tossine negli alimenti è condizionata da: anaerobiosi, pH alcalino, temperatura superiore a 10°C. La tossina viene inattivata ad una temperatura di 85°C per 5 minuti. Le tossine di tipo A, B ed E sono responsabili della maggior parte dei casi di malattia alimentare. Gli alimenti contaminati sono rappresentati più frequentemente da conserve vegetali sott’olio preparate in casa.
Presentiamo un caso di botulismo alimentare determinato da un alimento a produzione industriale precotto e conservato sottovuoto.
CASO CLINICO
Una paziente di 25 anni, ricoverata presso il reparto di Neurologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, riferiva insorgenza da circa due giorni di diplopia, difficoltà alla deglutizione, secchezza delle fauci, astenia agli arti superiori ed inferiori. Dall’anamnesi è emerso il consumo, otto giorni prima, di broccoli sottovuoto precotti acquistati presso un supermercato ed erroneamente conservati a domicilio a temperatura ambiente per circa una settimana. La paziente riferiva di essere stata l’unica in famiglia ad aver consumato le verdure, pur avendo notato odore e sapore sgradevoli. All’esame obiettivo la paziente appariva sveglia, lucida, orientata, eupnoica, tachicardica (FC 96/min). Presentava midriasi bilaterale areflessica con ciclopegia, disfagia ai boli solidi e peristalsi torpida. Durante la degenza ospedaliera è stata praticata una terapia antibiotica e somministrato un catartico (PEG 4000) per favorire la peristalsi intestinale. Gli esami strumentali eseguiti (EMG-ENG con stimolazione ripetitiva, potenziali evocati visivi, acustici e somestesici, RMN encefalica, ECG, RX del torace) non hanno evidenziato alterazioni. Nessun deficit della muscolatura faringo-laringea è stato rilevato. Considerata la sintomatologia clinica stabile non si è ritenuto necessario utilizzare il siero antibotulinico ricevuto al Ministero della Salute. Alla dimissione, tredici giorni dopo, persisteva deficit dell’accomodazione, modesta midriasi con riflesso fotomotore consensuale torpido, xerostomia, stipsi; risultava regredita la disfagia ai cibi solidi. Ad un successivo controllo ambulatoriale, trenta giorni dopo, la sintomatologia era completamente scomparsa. Purtroppo, dato il tempo intercorso (otto giorni) tra il consumo dell’alimento contaminato e la raccolta dei campioni biologici (sangue e feci), non è stato possibile identificare la tossina botulinica. Nell’indagine anamnestica sono stati indagati e analizzati tutti gli altri alimenti potenzialmente a rischio di contaminazione botulinica. Nell’ipotesi diagnostica di intossicazione botulinica veniva allertata la Guardia Igienica dell’ASL di competenza per il sequestro e le analisi sul lotto analogo a quello consumato dalla paziente.
CONCLUSIONI
La sindrome tipica presentata dalla paziente ha permesso, nonostante la negatività delle prove biologiche, di porre diagnosi di intossicazione botulinica correlata al consumo di verdure che seppur prodotte industrialmente erano contaminate da spore di Clostridium botulinum. Il caso descritto richiama, pertanto, l’attenzione sul rischio di intossicazione botulinica causata da consumo di cibi prodotti a livello industriale ma non sterilizzati in maniera adeguata e non conservati a domicilio alla corretta temperatura di 4°C.
Il botulismo, intossicazione grave e rapidamente letale, è causata dall’esposizione ad una potente tossina prodotta dal Clostridium botulinum, batterio Gram-positivo sporigeno anaerobio obbligato. A seconda della modalità di esposizione, l’intossicazione può presentare diverse forme cliniche: alimentare, da ferita, pediatrica e da inalazione. Il botulismo alimentare è causato dall’ingestione di alimenti contenenti tossine preformate e assorbite attraverso il tratto gastrointestinale. Le spore sono in grado di resistere per 3-5 minuti alla temperatura di 120°C. La germinazione delle spore e la produzione delle tossine negli alimenti è condizionata da: anaerobiosi, pH alcalino, temperatura superiore a 10°C. La tossina viene inattivata ad una temperatura di 85°C per 5 minuti. Le tossine di tipo A, B ed E sono responsabili della maggior parte dei casi di malattia alimentare. Gli alimenti contaminati sono rappresentati più frequentemente da conserve vegetali sott’olio preparate in casa.
Presentiamo un caso di botulismo alimentare determinato da un alimento a produzione industriale precotto e conservato sottovuoto.
CASO CLINICO
Una paziente di 25 anni, ricoverata presso il reparto di Neurologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, riferiva insorgenza da circa due giorni di diplopia, difficoltà alla deglutizione, secchezza delle fauci, astenia agli arti superiori ed inferiori. Dall’anamnesi è emerso il consumo, otto giorni prima, di broccoli sottovuoto precotti acquistati presso un supermercato ed erroneamente conservati a domicilio a temperatura ambiente per circa una settimana. La paziente riferiva di essere stata l’unica in famiglia ad aver consumato le verdure, pur avendo notato odore e sapore sgradevoli. All’esame obiettivo la paziente appariva sveglia, lucida, orientata, eupnoica, tachicardica (FC 96/min). Presentava midriasi bilaterale areflessica con ciclopegia, disfagia ai boli solidi e peristalsi torpida. Durante la degenza ospedaliera è stata praticata una terapia antibiotica e somministrato un catartico (PEG 4000) per favorire la peristalsi intestinale. Gli esami strumentali eseguiti (EMG-ENG con stimolazione ripetitiva, potenziali evocati visivi, acustici e somestesici, RMN encefalica, ECG, RX del torace) non hanno evidenziato alterazioni. Nessun deficit della muscolatura faringo-laringea è stato rilevato. Considerata la sintomatologia clinica stabile non si è ritenuto necessario utilizzare il siero antibotulinico ricevuto al Ministero della Salute. Alla dimissione, tredici giorni dopo, persisteva deficit dell’accomodazione, modesta midriasi con riflesso fotomotore consensuale torpido, xerostomia, stipsi; risultava regredita la disfagia ai cibi solidi. Ad un successivo controllo ambulatoriale, trenta giorni dopo, la sintomatologia era completamente scomparsa. Purtroppo, dato il tempo intercorso (otto giorni) tra il consumo dell’alimento contaminato e la raccolta dei campioni biologici (sangue e feci), non è stato possibile identificare la tossina botulinica. Nell’indagine anamnestica sono stati indagati e analizzati tutti gli altri alimenti potenzialmente a rischio di contaminazione botulinica. Nell’ipotesi diagnostica di intossicazione botulinica veniva allertata la Guardia Igienica dell’ASL di competenza per il sequestro e le analisi sul lotto analogo a quello consumato dalla paziente.
CONCLUSIONI
La sindrome tipica presentata dalla paziente ha permesso, nonostante la negatività delle prove biologiche, di porre diagnosi di intossicazione botulinica correlata al consumo di verdure che seppur prodotte industrialmente erano contaminate da spore di Clostridium botulinum. Il caso descritto richiama, pertanto, l’attenzione sul rischio di intossicazione botulinica causata da consumo di cibi prodotti a livello industriale ma non sterilizzati in maniera adeguata e non conservati a domicilio alla corretta temperatura di 4°C.