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ABSTRACT

Title
Presenza di stronzio nei giocattoli: analisi dei campioni e valutazione del rischio.
 
Authors
F.M. Buratti, M. Ciprotti, S. Giamberardini, M.R. Milana e E. Testai

- Istituto Superiore di Sanità – Viale Regina Elena, 299; 00161 - Roma
 
Abstract

Lo stronzio (Sr) non  radioattivo ed i suoi composti sono usati in molti ambiti nell’industria delle ceramiche e vetro, nei fuochi pirotecnici (nitrato di Sr), nei pigmenti delle vernici (cromato di Sr) anche fluorescenti (solfuro ed alluminato di Sr) e nei medicinali (cloruro e perossido di Sr). Per questo motivo si può ritrovare come contaminante anche in prodotti di consumo come i giocattoli. Poiché le strutture target della tossicità dello Sr sono l’osso e le cartilagini in quanto capace di  interferire con la mineralizzazione ossea durante lo sviluppo dello scheletro, i bambini sono considerati il sottogruppo più suscettibile, anche a causa di un uptake più elevato nella fase di crescita ossea. Infatti lo Sr può agire come surrogato del calcio e può sostituirlo nelle ossa legandosi alle stesse proteine di trasporto e formando complessi con idrossiapatite (il componente principale della mineralizzazione ossea), carbonati, citrati, lattati e fosfati.
Nell’ambito di controlli di conformità di alcuni giocattoli per il contenuto di metalli pesanti, 4 campioni di piccoli pupazzi di gomma (altezza 5 cm), destinati a bambini di età superiore a 3 anni sono stati sottoposti ad una prova di cessione con una soluzione di acido cloridrico per simulare le  condizioni acide dell’ambiente gastrico, successivamente analizzata con tecniche di ICP-MS. Mentre i vari metalli per i quali esistono limiti normativi rientravano nei livelli ammissibili, sono stati determinati livelli di Sr, per il quale non esistono normative che indichino valori di riferimento,  variabili da 0.4 a 4.2 µg Sr per mg di giocattolo.  Lo scenario espositivo più rappresentativo è legato all’ingestione, considerando l’abitudine dei bambini di portare il gioco alla bocca, con possibilità di mordicchiare, grattando alcune parti del giocattolo con i denti e/o ingerendone piccole quantità. Per i bambini di tale età, la quantità eventualmente ceduta derivante dall’atto di succhiare, è considerata meno rilevante, così come l’assorbimento per via cutanea. Per questo motivo le prove di cessione sono state fatte simulando l’ambiente gastrico e non con un simulante della saliva.
Considerando il parere dello SCHER (2010), che prevede che nel caso dei giocattoli, la % massima di TDI attribuibile alla esposizione associata all’uso dei giocattoli è pari al 10%, dopo aver identificato il valore di TDI dai dati di letteratura disponibili, tenendo conto sia dello specifico scenario di esposizione legato ai giocattoli, della percentuale di assorbimento gastro-intestinale e  dell’intake giornaliero di Sr attraverso la dieta (come principale altra fonte di esposizione) si è potuto concludere che non esiste rischio associato all’esposizione a Sr ai livelli determinati derivante dall’utilizzo di questi giocattoli da parte dei bambini.