ABSTRACT
1. Centro Antiveleni di Pavia e Centro Nazionale di Informazione Tossicologica, Servizio di Tossicologia, IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri e Università degli Studi, Pavia, www.cavpavia.it
2. Fisiopatologia Respiratoria, Azienda Ospedaliera di Padova
3. Anestesia e Rianimazione, Presidio Ospedaliero di Montebelluna, Montebelluna
4. Dipartimento di Medicina Clinica, Presidio Ospedaliero di Montebelluna, Montebelluna
Introduzione: Il fosgene (F), gas ossidante incolore più pesante dell'aria, è in grado di determinare gravi effetti tossici a carico del tessuto polmonare. In seguito ad inalazione, F può causare severi quadri di edema polmonare acuto entro 24-72 ore (1). Originariamente prodotto come gas bellico, è attualmente utilizzato in ambito industriale nella sintesi di prodotti chimici e plastici. L’intossicazione acuta è prevalentemente correlata ad esposizioni professionali. Obiettivo: Descrivere segni e sintomi, trattamento ed evoluzione clinica di un paziente accidentalmente esposto a fosgene. Caso clinico: Un paziente di 33 anni di età e 80 kg di peso, si presenta in Pronto Soccorso 7 ore dopo inalazione di fosgene, avvenuta durante il tentativo di disinnescare un bomba della prima guerra mondiale detenuta illegalmente in garage. I sintomi, caratterizzati da lacrimazione, dispnea e tosse, sono prontamente regrediti in seguito all’allontanamento dalla fonte di esposizione e ricomparsi circa 6 ore dopo. Alla valutazione un quadro clinico di edema polmonare acuto viene confermato alle indagini radiologiche. Ricoverato in Terapia Intensiva, viene sottoposto a supporto ventilatorio mediante CPAP (FiO2 50%), terapia aerosolica con N-acetilcisteina (900 mg/die), salbutamolo (600 μg/die) e beclometasone (2.4 mg/die) e terapia endovenosa mediante N-acetilcisteina (150mg/kg bolo, 300mg/kg/die), metilprednisolone (3g/die), betametasone (8 mg/die) e aminofillina (5mg/kg bolo, 3mg/kg/die). In quarta giornata viene trasferito in reparto di medicina dove prosegue ossigenoterapia (FiO2 60%; 8 litri/minuto) e integra la terapia aerosolica e parenterale con prednisone (75 mg/die) e montelukast (4 mg/die) orale. La broncoscopia in decima e ventesima giornata evidenzia un quadro di edema diffuso ed essudato schiumoso; il lavaggio bronco-alveolare rileva diminuzione dei macrofagi alveolari (60%, vn 90%) ed aumento di polimorfonuleati neutrofili. Le prove spirometriche durante i primi 30 giorni confermano un quadro bronco-ostruttivo (FEV1/FVC=49-68%; vn 81%). Al termine del primo mese il paziente viene trasferito presso una unità di Fisiopatologia Respiratoria dalla quale verrà dimesso con terapia sintomatica steroidea dopo due mesi. Al follow-up a sei mesi dall’esposizione il paziente presenta un quadro bronco-ostruttivo caratterizzato da un lieve miglioramento della sintomatologia clinica e delle prove spirometriche. Conclusioni: L’inalazione acuta di F può determinare effetti immediati locali sulle vie respiratorie seguiti da gravi manifestazioni cliniche in grado di manifestarsi fino a 24-72 ore dall’esposizione. Nel caso descritto la presenza di F è stata confermata da rilevazioni ambientali, le manifestazioni cliniche sono state caratterizzate da un quadro acuto associato ad una cronicizzazione della sintomatologia a sei mesi dall’esposizione e le indagini hanno confermato un pattern citologico compatibile con l’inalazione di Fosgene. I dati di letteratura inerenti la terapia per quanto dibattuti prevedono il supporto ventilatorio e la terapia a base di farmaci anti-infiammatori, anti-ossidanti (N-acetilcisteina), anti-leucotrienici, inibitori delle fosfodiestersi (aminofillina) e beta2-agonisti (isoproterenolo). Bibliografia: 1. Sciuto AM, Holcombe HH. Inhal Toxicol, 16:565-580, 2004.