ABSTRACT
1. Centro Antiveleni di Pavia e Centro Nazionale di Informazione Tossicologica, Servizio di Tossicologia, IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri e Università degli Studi, Pavia,
2. Laboratorio Misure Ambientali e Tossicologiche, IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri, Pavia
Introduzione:La grande maggioranza delle sostanze caustiche provoca effetti locali limitati esclusivamente alla sede di contatto con le mucose. I prodotti contenenti acidi, alcali e perossidi sono i principali responsabili di casi di intossicazione; esistono però sostanze caustiche dotate anche di tossicità sistemica presenti in ambito domestico e professionale. Gli effetti tossici/caustici correlati alle pile sono più frequentemente descritti a seguito di ingestione. Rare sono le informazioni relative alla descrizione di lesioni locali a carico della mucosa vaginale dovuti all’inserimento e alla permanenza delle pile in situ [1, 2] e al potenziale rischio di assorbimento di metalli. Obiettivo: Valutare il rischio di tossicità causata dall’assorbimento di metalli in caso di permanenza intravaginale prolungata di pile alcaline. Caso clinico: Un ragazza di 16 è stata condotta dalla madre in clinica ginecologica per la comparsa di dolori in regione pelvica, prurito e irritazione genitale. La paziente ha riferito che un mese prima durante un rapporto sessuale il suo ragazzo aveva inserito 2 batterie alcaline (tipo AAA) in vagina. La paziente ha negato abusi sessuali. All’ingresso i parametri vitali risultavano nella norma. Gli esami ematochimici eseguiti evidenziavano: leucocitosi (19.500 cellule/mm3), lieve aumento della PCR (1,5 mg/dL) ed emoglobina normale (13,5 g/dL). La valutazione ginecologica, eseguita previa anestesia a causa dell’intenso dolore, ha permesso di estrarre dalla vagina 2 pile alcaline cilindriche (AAA) che all’ispezione si presentavano leggermente erose. La mucosa vaginale si presentava infiammata, ulcerata e facilmente sanguinante. E’ stata eseguito abbondante lavaggio/irrigazione vaginale ed è stata esclusa la presenza di fistole (vescicale e rettale). L’esame culturale della secrezione vaginale è risultato negativo per le infezioni. La paziente è stata trattata con terapia antibiotica. Al fine di escludere la tossicità dei metalli è stato prelevato un campione di sangue (S) e raccolto un campione di urine (U) delle di 24 ore. I dosaggi dei metalli sono risultati nella norma: Cadmio (S = 0,4 mcg / L; U = 0,1 mcg / L), manganese (S = 0,2 mcg / L; U = 0,4 mcg / L), litio (S = <0,1 mcg / l; U = <100 mcg / L), zinco (S = 154 mcg / dl; U = 248 mcg / dl), piombo (S = <0,1 mcg / dl; U = <0,5 mcg / dl), rame (S = 126 mcg / dl; U = 41 mcg / dl). Al follow-up eseguito dopo 1 mese la paziente si presentava asintomatica. Conclusione: La permanenza prolungata di pile in vagina può causare gravi lesioni locali della mucosa; nel caso di rilascio del contenuto della pila deve essere considerato il potenziale rischio di tossicità da metalli. Nel nostro caso è stata esclusa la tossicità da metalli nonostante la permanenza prolungata (1 mese) delle pile in vagina. Bibliografia: 1. Dahiya P, Agarwal U, Sangwan K, et al. Long retained intravaginal foreign body: a case report. Arch Gynecol Obstet 2003; 268: 323-324. 2. Huppert J, Griffeth S, et al. Vaginal burn injury due toalkaline batteries. J Pediatr Adolesc Gynecol 2009; 22: 133-136