ABSTRACT
1. Centro Antiveleni di Pavia, IRCCS Fondazione Maugeri e Università di Pavia
2. U.O. Medicina d’Urgenza, Nuovo Ospedale Civile S. Agostino-Estense, Modena
3. U.O. Medicina Generale, Ospedale San Bonifacio, ULSS 20, Verona
La medicina ayurvedica, praticata da più di 5000 anni nei paesi asiatici, negli ultimi anni è diventata largamente diffusa in occidente. Diversi studi, condotti in India ed in altri paesi, hanno evidenziato la presenza di elevate concentrazioni di metalli pesanti in preparati ayurvedici (1). Obiettivo: Descrivere 2 casi di saturnismo in seguito ad assunzione di rimedi ayurvedici. Caso 1:Uomo, indiano, 23 anni, giunge in Pronto Soccorso per il persistere, negli ultimi 6 mesi, di coliche addominali. Il paziente era stato sottoposto alcuni mesi prima ad appendicectomia e laparotomia esplorativa. Alle indagini di laboratorio: anemia (Hb 9.4 g/dL), reticolocitosi (0.39X106/mm3), iperferritinemia (922 ng/mL) e iposodiemia (128 mmoL/L). L’indagine radiologica dell’addome rileva sovra-distensione digiuno-ileale-colica, e la presenza di due formazioni nodulari radio-opache. Viene sospettato un quadro di saturnismo confermato alle indagini tossicologiche: piombo ematico 56 μg/dL (vn<4.5) e urinario 143 μg/L (vn<4.5), zinco protoporfirine eritrocitarie 623 μmol/mol eme (vn 20-85), porfirine urinarie totali 973 μg/24h (vn 15-200). Ad un successivo approfondimento anamnestico il paziente ammette l’ingestione di compresse, acquistate qualche mese prima in India, come ricostituenti “naturali” ayurvedici. Vengono impostati 2 cicli di terapia chelante con CaNa2EDTA cui seguono una completa remissione della sintomatologia clinica e a una graduale normalizzazione degli esami di laboratorio. I rimedi, recuperati ed analizzati, hanno presentato elevate concentrazioni di piombo (61-286 µg/g; limite OMS 20). Caso 2: Un paziente maschio, 23 anni di età, di etnia indiana, si presenta con persistenti dolori addominali di tipo colico comparsi da circa 1 mese. In anamnesi attività lavorativa di agricoltore, interrotta nell’ultimo mese a causa della sintomatologia addominale. Il paziente riferisce assunzione orale, negli ultimi 2 mesi, di un rimedio ayurvedico in polvere per disturbi urinari aspecifici. Alle indagini di laboratorio: anemia (Hb 9 g/dL), reticolocitosi (0.25X106/mm3), iperferritinemia (493 ng/mL), iposodiemia (127 mmoL/L). Le indagini tossicologiche rilevano elevate concentrazioni ematiche ed urinarie di piombo (87.4 μg/dL e 121 μg/L; vn<4.5), inibizione di ALA-deidrasi eritrocitaria (4.6 U/L, vn>25), aumento di zinco protoporfirine eritrocitarie (60 μg/dL ,vn<40), acido delta-aminolevulinico urinario (3.8 mg/dL, vn<0.45) e porfirine urinarie totali (1991 μg/24h; vn <150). Il paziente, sottoposto ad un primo ciclo chelante con CaNa2EDTA, dopo una transitoria remissione clinica della durata di circa 10 giorni e una riduzione delle concentrazioni ematiche di piombo (29 μg/dL), presenta una ricomparsa della sintomatologia addominale associata ad un aumento dei livelli ematici di piombo (65 μg/dL). In seguito ad un secondo ciclo di terapia chelante, persiste asintomatico al follow-up a 15 giorni. In entrambi i casi sono stati indagati anche altri metalli (arsenico, cadmio, mercurio) risultati nella norma. Conclusioni: L’assunzione di rimedi ayurvedici rappresenta anche nei paesi occidentali, un rischio di tossicità da metalli pesanti. Il consumo di tali rimedi, spesso considerati ‘naturali’ e ‘non pericolosi’, non viene sempre riferito ad una prima raccolta anamnestica e le problematiche inerenti la contaminazione da metalli di tali preparati non sempre sono considerate durante la valutazione clinica in urgenza; l’inquadramento diagnostico può quindi risultare complesso. Etnia del paziente, storia anamnestica, manifestazioni cliniche specifiche e indagini radiologiche sospette per ‘reperti radiopachi’, rappresentano elementi importanti per un tempestivo sospetto diagnostico.Bibliografia: 1. Saper RB, et al. JAMA 2008; 300:915–923.