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ABSTRACT

Title
Assorbimento di metalli pesanti da proiettili ritenuti e termometro a mercurio: descrizione di tre casi clinici
 
Authors
A. Giampreti(1), D. Lonati (1), S. Vecchio (1), A. Pellicciotti (2), D. Pezzola (3), VM. Petrolini (1), L. Manzo (1) , CA. Locatelli (1)
 
1. Centro Antiveleni di Pavia, IRCCS Fondazione Maugeri e Università di Pavia
2. Dipartimento di Chirurgia Generale, Ospedale di Acquapendente, ASL Viterbo
3. Dipartimento di Chirurgia Generale, Ospedale Civile di Brescia, Brescia
 
Abstract

L’assorbimento di metalli in seguito a proiettili ritenuti (pallottole, pallini da caccia, schegge) o inoculazione accidentale è stata documentata in letteratura scientifica. L’avvelenamento è una rara complicazione; tuttavia sono descritti diversi casi di tossicità (1). L’esposizione, non sempre quantificabile e prevedibile, può avvenire cronicamente e rendere la diagnosi complessa ed in alcuni casi tardiva. Obiettivo: Descrivere 3 casi in cui il piombo in seguito a proiettili ritenuti (caso 1, 2) ed il mercurio in seguito ad inoculazione di liquido del termometro (caso 3) sono stati assorbiti dai tessuti senza manifestazioni di tossicità.Caso 1: Paziente di 67 anni, colpito durante una battuta di caccia, da circa 200 pallini sulla superficie posteriore del cranio, della spalla e del braccio destro, presenta un edema massivo del braccio che richiede un intervento di fasciotomia associato a terapia antibiotica. Il paziente viene dimesso senza sequele 20 giorni dopo. Le analisi tossicologiche, eseguite ogni 3 mesi, evidenziano livelli di piombo ematici di 4, 14, 13, 7 mcg/dL (vn 0,1-10 mcg/dL) ed urinari di 19.4, 16.2, 55,6 mcg/L (vn 0,5-3,5 mcg/L). Durante un anno di follow-up il paziente persiste asintomatico; esami ematochimici, zincoprotoporfirine eritrocitarie (ZPP) e porfirine urinarie persistono nella norma. Caso 2: Un paziente, 43 anni, viene colpito da circa 150 pallini da caccia sulla superficie anteriore della regione ileo-inguinale e della coscia destra. Il quadro clinico, caratterizzato da estese lesioni tessutali-vascolari, richiede trattamento in urgenza mediante emo-trasfusioni e terapia chirurgica. Nel corso di un anno di follow-up il paziente non presenta manifestazioni di saturnismo e il monitoraggio degli esami di laboratorio evidenzia esami ematochimici, ZPP e Acido delta-aminolevulinico urinario normali. I livelli di piombo, testati ogni 3 mesi, evidenziano concentrazioni ematiche tra 21,7 e 29,7 mcg/dL, e urinarie in riduzione da 17,8 a 2,7 mcg/L. Sia nel caso 1 che 2, i controlli su striscio di sangue periferico non hanno mai evidenziato presenza di punteggiature basofile. Caso 3: Una donna di 31 anni viene valutata una settimana dopo l'inoculazione accidentale del liquido di un termometro a mercurio. Alla valutazione clinica e radiologica si evidenzia edema locale associato alla presenza di materiale radiopaco confinato alla falange prossimale del secondo dito della mano sinistra. Viene eseguita toilette chirurgica a seguito della quale il controllo radiologico evidenzia diffusione del materiale radiopaco oltre la giunzione metacarpo-falangea. La paziente non ha presentato manifestazioni cliniche di tossicità e i livelli di mercurio, eseguiti ogni 6 mesi per 3 anni, hanno evidenziato concentrazioni ematiche comprese tra 1.2 e 15.0 (vn 1.0-4.5 mcg/L) ed urinarie comprese tra 1.0 e 9.0 (vn 0.1-4.5 mcg/L). Conclusioni: La gestione clinica dei casi di assorbimento di metalli in seguito a ritenzione di corpi estranei è complessa; l’assorbimento può essere influenzato da fattori inerenti sia il metallo (es. quantità ritenuta, superficie di distribuzione) che il paziente (es. infezioni, eventi traumatici) (1). La rimozione chirurgica può risultare difficile e incompleta. Il quadro clinico può assumere le caratteristiche di una esposizione cronica. I tempi di latenza possono variare da giorni ad anni ed i pazienti possono persistere asintomatici per lunghi periodi di tempo. Nei 3 casi descritti l’assorbimento di piombo e mercurio non è stato significativo e non è stata necessaria una terapia chelante. Il monitoraggio clinico e tossicologico risultano quindi importanti per una precoce diagnosi ed eventuale terapia chelante. Bibliografia: 1. Nguyen A et al. J Trauma. 2005 Feb;58(2):289-99.